di Maurizio Liverani
I più benevoli sono disposti a considerare la prima cittadina di Roma al massimo una gran dama dell’avvenire. Si ha la sensazione che Virginia Raggi ami essere rimproverata sui singoli provvedimenti purché non si suscitino perplessità e dubbi sulla propria capacità e sulla eloquenza del “personcino”. Le interviste che riesce a ritagliarsi, in virtù del suo visetto veramente amabile, finiscono sempre per metterla in buona luce. Sa trasformare le sconfitte in simpatiche non vittorie, cosicché chi le dà ascolto e crede alle sue parole e alle sue diagnosi può congedarsi da lei in quel beato e tranquillo panteismo che è proprio dell’infanzia. E’ come se la Raggi fosse sicura dell’aiuto di potenze supreme. Ai romani che la disapprovano ogni giorno è, comunque, simpatica; si accontentano della magra consolazione delle fattezze di un viso pulito. Poiché le cose a Roma vanno male, l’astuzia della sindaca si riduce nell’annunciare provvedimenti di là da venire e soprattutto a promettere rimpasti. E’ consapevole che dovrà “emigrare” da prima cittadina, ma di lasciare in ricordo il boccio di un fiore cui la gramigna politica ha impedito di fiorire. Di lei si dice che sia “dotata” di naso, cioè di un “sussurro interiore” che la spinge a resistere e stare alla larga dai colleghi del movimento. E’ sempre la “cocca” di Grillo; purtroppo Grillo dai vertici del M5s è visto come un discendente di una stirpe “dannata”. Anche lui a suo modo è simpatico, ma gli è venuto a mancare l’ideologo, quel Casaleggio che con le sue idee rivaleggiava, o credeva di rivaleggiare, con i grandi “cerebelli” del pensiero politico. La morte ha ristretto il raggio di una ideologia che oggi appartiene già all’epoca dei grandi magazzini. Si è affievolita, in Grillo, quella forma speciale che hanno i trillatori da avanspettacolo; si è avvinghiato alla navicella degli “asinelli” dove la sua figura emerge come un ceppo commemorativo. Diventa ancora aspro e nervoso quando i suoi presunti meriti politici non vengono lusingati. Anche in casa grillina non troverebbe “grillo” che gli abbai. Per tutto questo tempo, senza la stampella del compianto Casaleggio, si comporta come un uomo di destra con tendenza a cercare le sue radici al centro; ma è pronto a cercare consonanze più in linea con i tempi, sempre in un clima rissoso. Oggi ha i lineamenti di capo di una galleria di caricature.
Maurizio Liverani