di Barbara Soffici
Dopo giorni e giorni di polemiche e di critiche e dopo l’approvazione alla Camera alla fine il segretario del Pd Matteo Renzi si è espresso chiaramente: alcune norme del Codice antimafia vanno modificate. E’ ormai chiaro che il legislatore, nell’impossibilità di elaborare una strategia mirata a frenare il dilagante fenomeno della corruzione, ha introdotto un provvedimento non idoneo a risolvere l’emergenza. Il sequestro preventivo dei beni del “presunto corrotto” di fatto equipara il reato comune contro la Pubblica Amministrazione alla mafia, all’associazione per delinquere: tutto a vantaggio di quest’ultima. A questo punto è necessario sottolineare che nessuna delle modifiche annunciate negli ultimi tempi è stata apportata al testo votato alla Camera perché sia il governo che una parte consistente del Pd, sostenendo l’esistenza di un collegamento tra corruzione e criminalità organizzata, hanno difeso questa “confisca” (estesa anche agli indiziati di concussione, terrorismo e stalking) insieme alla riorganizzazione e potenziamento dell’Agenzia per i beni sequestrati e confiscati (con un notevole aumento del personale: 200 persone!) e al nuovo procedimento di nomina e di revoca dell’amministratore giudiziario dei beni confiscati (non potrà più essere un parente dell’indiziato). Hanno votato contro il testo invece il M5s che avrebbe voluto norme più severe (considera il provvedimento come un “compromesso” e “un passo indietro nella lotta contro la mafia”) e Fi che ha invece sollevato “pregiudiziali di costituzionalità” e considera l’equiparazione corruzione-mafia un “atto liberticida”. Ora sta emergendo che, senza risolvere le “problematiche procedurali, di garanzia e di merito”, i confini delle misure di prevenzione sono state allargate a dismisura solo per non mandare un messaggio “negativo” all’opinione pubblica. “Una forzatura, un cedimento a una visione giustizialista del diritto… incompatibile con i principi a cui dovremmo ispirarci” ha dichiarato il presidente del Pd Orfini. A questo punto ci si aspetta che il testo venga ridimensionato per evitare che si insinui “la logica del sospetto” e la fine della “presunzione” di innocenza…
Barbara Soffici