- di MAURIZIO LIVERANI
- SONO ATEO… – DICEVA COCTEAU- …GRAZIE A DIO
- Sarà difficile arroventare il clima quando scoccherà l’ora dei conflitti politici. Le dispute ideologiche non accalorano più. “I politici – scriveva Vittorio Gassman sul ‘Dramma’ da me diretto –continueranno a masturbarsi, a rubare o, semplicemente, a esercitare il freddo gusto del potere per conto loro”. Quando Vittorio rimproverava la politica si era nel 1969. Il “Bella ciao” aveva preso il posto dell’inno nazionale; segno che l’Unità d’Italia era soltanto un’immensa ammucchiata dove il denaro rende belli, persino intelligenti e colti; dove può sopravvivere un Dio soltanto con il pugno chiuso. Era fatale che ciò avvenisse. Quando l’ex direttore del “Popolo” (organo ufficiale della democrazia cristiana) Mario Melloni passò al pci, firmandosi Fortebraccio su “L’Unità”, a un seminarista scontento dell’atteggiamento classista della Curia romana, rispose: “Scelga, caro amico, scelga; sia sacerdote se a questa missione si sente chiamato, ma stia dalla parte dei comunisti. Chi dice che vi è contraddizione, vuol salvare l’argenteria. Il Cielo preferisce gli animosi e i pugnaci; e se Dio, come diceva quel vecchio film, ha bisogno degli uomini, ha anche bisogno delle bandiere rosse”. Lo scrittore argentino Ernesto Sabàto, autore di “Sopra eroi e tombe”, mi dimostrò, quando lo conobbi nel 1961, che una vera crisi un intellettuale non poteva averla in modo sincero nel ‘56; la sua risaliva al ’35. Quella di Ignazio Silone al ’31. La crisi che seguì i fatti di Ungheria e quelli di Praga è stata un modo di entrare nelle conventicole politico-mondane, nella gauche-caviar che cantava “Bella ciao” immaginando un Dio con il pugno chiuso. “Grazie a Dio – ripeteva Cocteau – sono ateo”.
MAURIZIO LIVERANI