FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI
SOPRAVVENTO DELL’IRONIA
Su Giovanni Papini , dopo aver scritto la “Storia di Cristo”, scese il sentimento dell’ombra. Ricordò, in brevi elzeviri, il tempo in cui “bordeggiava” nei pressi della rada celestiale del Vangelo ma sempre impigliato nel Mar dei Sargassi del paradossismo negante. Si vide come l’antico ateo e blasfemo che prendeva improvvisamente la rincorsa e si gettava contrito nelle braccia della Chiesa, restandovi, con qualche resipiscenza, sino alla fine avvenuta nel luglio del 1956.
Il liberale Antonio Martino, per le sue qualità e senza alcuno scheletro nell’armadio, appartiene al rango dei grandi nomi invocati dal centrodestra. Sarebbe il più adatto a porsi alla testa del neoliberismo di stampo berlusconiano. Ha un solo neo: subisce il sopravvento dell’ironia propria di chi è senza padroni.
La lunga marcia verso “tutto il potere ai non votanti” non può essere più intralciata. Più della metà degli italiani non si riconosce in una vita politica intrisa soltanto di odio. Quelli che predicano l’impegno politico debbono preoccuparsi seriamente perché l’individuo volta le spalle al “pubblico” per rintanarsi nel “privato”.
La democrazia cristiana ha azzeccato il momento di nascere. I suoi genitori sono stati la paura del comunismo e la sopravvivenza dei metodi fascisti. Gli eredi sono tutti i partiti che occupano il Parlamento che, nel tempo, si sono rivelati gigantesche botteghe aperte a tutti i saccheggi.
A forza di tirare la corda dello snobismo, anche l’ultramiliardario può avvertire il bisogno di sentirsi compensato dalla “vergogna” della sua ricchezza. Malato di estetismo dannunziano, il miliardario editore del “Dottor Zivago” non venne assistito e protetto da una valida sceneggiatura: saltò in aria su un traliccio dell’alta tensione con un esplosivo preparato dall’estrema sinistra per impedire una rivoluzione che invocava a parole ma non voleva nei fatti.
MAURIZIO LIVERANI