di Maurizio Liverani
Chi sostiene che in Italia, con un governo completamente nuovo e di giovanile aspetto, le cose stiano cambiando dovrebbe essere indotto a ricredersi. Con l’avvicinarsi delle elezioni dei sindaci i “panzer” giustizialisti hanno riacceso i motori contro Silvio Berlusconi. I reati contestati sono i soliti. Elencandoli si intuisce subito che la “cagnara” giudiziaria andrà avanti per le lunghe; si intreccerà con le polemiche elettorali e si risveglierà il vizio del testimone improvvisato. Il gran scampanio per la scelta del primo cittadino di Roma è sovrastato dalle trombonate giudiziarie, ma intanto il tema principale è questo: chi ci mettiamo sul Campidoglio? Guido Bertolaso è il candidato della destra, piace a tanti ma sembra non piaccia ad Alessandra Mussolini che in video si fa cogliere mentre getta discredito sull’ex capo della Protezione civile, in contrasto con l’Onnipotente di FI che vede in lui una prestigiosa versatilità da molti riconosciuta. Il candidato, che non è una paccottiglia, nei suoi interventi si dichiara simpatizzante anche di un candidato della parte avversa. E’ bastato questo perché, sottobanco, chi gli è ostile nelle file di FI voglia indurre Berlusconi a mutare cavallo. C’è chi vede in questi battibecchi da pollaio politico l’estremo tentativo di rilanciare il nome, già in buona posizione nell’elettorato romano, di Alfio Marchini. Per sottrarsi a queste guerriglie da lavandaie, l’erede della famosa famiglia Marchini si è candidato da solo con la premessa di non voler rappresentare alcun partito, ma gli interessi della città, interessi che i partiti dal dopoguerra in qua hanno trascurato, infischiandosene del prestigio della capitale facendola diventare “caput immundi”. Ricordando in questo momento la moralizzazione, Marchini fa la figura del lottatore “garbato” che trionfa, con ghigno di giubilo, nell’atto di tenere l’avversario immobilizzato al suolo mentre questi batte gran colpi per terra a indicare la sconfitta. E’ quella che i lottatori chiamano una “presa”. Se a questa Matteo Salvini tentasse di sfuggire non ci sarebbe scampo. Il compromesso storico è il senso dell’atteggiamento del candidato “apartitico” per mettere a terra anche i partitini appartenenti al rango degli insignificanti. Berlusconi avrà letto le dichiarazioni dell’”isolato” pretendente con l’aria di chi succhi con delizia lo zucchero filato. Anche il Pd dovrà prendere atto della realtà che cambia. Potremmo questa volta uscire dalla solita routine burocratica dei partiti moribondi.
Maurizio Liverani