SORPRESA: TELEINVIATE DI VALORE

di Maurizio Liverani

La nostra televisione ha finalmente capito che le giornaliste vanno mandate in avanscoperta se  vuole ritrovare il prestigio appannato. Dal video le prescelte, oltre a mostrare volti intelligenti, usano un italiano sciolto e conoscenza dei problemi di cui ci informano, dimostrazione che si sono concesse una preparazione di qualitĂ . Le inviate si spostano con rapiditĂ  fulminea da un punto all’altro del globo e anche in questo incessante girovagare testimoniano le loro capacitĂ . Si deve a loro se è rinato l’interesse per la politica estera. E’ singolare questa differenziazione che si è improvvisamente registrata tra i giornalisti dei due sessi. Gli uomini hanno una propensione, che a volte faticano a nascondere, alla partigianeria; alcuni sono trasformisti, da anticamera del politico del momento. Probabilmente si tratta di un fenomeno transitorio. Nelle trasmissioni televisive, usciti di scena i professionisti di valore di un tempo, sono arrivati giornalisti che sembrano ritenere il dialetto romanesco la vera lingua italiana. Si comportano con essa come gli eunuchi contro i libertini. Chiusi come in un serraglio, parlano tutti contemporaneamente, quasi che il teleascoltatore non esista. Rivelano una innata disposizione al gergo triviale, soprattutto con il calcio; un bel tiro di un calciatore è spesso definito una “caraca”. La spiegazione è lasciata a un giornalista di vaglio che si attiene a un italiano accettato da tutti. Le imprese dei giocatori sono affidate a lui che riesce a cogliere il lato filosofico del gioco. Una singolaritĂ  cominciata ai tempi di Pasolini. L’espressione diventa sottile e lo spettatore si riconcilia con il calcio. Controlla il dibattito un tal Lollobrigida, simpatico, sempre ridente; ha il compito di aizzare i duellanti. Chi ama questo sport rimpiange i giornalisti del passato: i Valenti, i Ciotti. Ciotti non trascurava occasione per invitare i colleghi ad attenersi alle regole della grammatica e della sintassi italiana. Si rammaricava che giĂ  ai suoi tempi cominciasse a farsi strada il frasario, simpatico per altro, romanesco. I colleghi della sua generazione erano obiettivi; le loro cronache non erano mai schierate per l’una o per l’altra squadra a confronto. Il riepilogo rispecchiava l’andamento del gioco. E’ questo un settore molto delicato; per esempio, non si tiene conto che nella Capitale la capolista Juventus ha piĂą tifosi della squadra romana. E’ un fatto singolare di cui va preso atto; nelle telecronache si tende a trascurarlo.

Maurizio Liverani