di Maurizio Liverani
Sentirsi sicuri, mentalmente e anche materialmente: questo è il grande quesito, l’unico vero ideale dei notabili demo-excomunisti. Alla propagazione di sicurezza contribuisce la Cia che aveva affidato, per tutto il tempo della guerra del Kosovo, il monopolio del potere perché quella sgangherata coalizione gestisse quel conflitto senza timori. Questo monopolio ha dato i suoi frutti, ma ha ingigantito il promotore, mentre il mandante è stato respinto nelle retrovie. Un giochetto che nella politica italiana, dove le rivalità e gli odi si espandono in ogni partito, riesce facile. La partita nella nostra politica si vince al tavolo della sovranità limitata. Il suggeritore non si riferisce mai direttamente alla Casa Bianca, ma a imprecisati “poteri occulti”, manovrati spesso in combutta dalla Cia e da Mosca che sarebbero dietro la fine di Moro e di tante vicende oscure della recente storia italiana. La Cia, come un tempo il Kgb, ha bisogno che in Italia governino uomini prudenti e servili. Craxi e Andreotti “non andavano bene”: il primo a più riprese ha tutelato gli interessi della dignità nazionale come a Sigonella; il secondo con la sua ostpolitik dava non poco sui nervi ai “poteri occulti” al di là dell’oceano. Il rapido ingresso della sinistra nel “campo governativo” è un ammonimento agli oppositori dell’attuale governo che rappresenta la cosiddetta controffensiva moderata. Paolo Gentiloni sta ottenendo la conciliazione dei punti di vista della Cia con quelli dei partiti recalcitranti. Nell’immediato vede non già la somma dei vari tronconi del Pd, bensì un’”aggiunta” di fette liberali, socialiste, grilline (?) al blocco governativo. Insomma, tutti i partiti, divisi soltanto da una diversa spartizione del potere. Comica è la meraviglia degli italiani quasi che i propositi della Cia e del Kgb, che vengono ora alla luce contemporaneamente, non fossero strombazzati da anni e anni. La classe politica, che non si decide a trovare un’intesa definitiva, è sottoposta a una continua persecuzione attraverso l’usurpazione della magistratura che porta, ogni giorno di più, gli italiani a esaurire la loro pazienza. I magistrati doverebbero fare attenzione a questo mutamento dell’opinione pubblica. Un limite è stato superato; i pm continuano a parlare di giustizia come uno sconsolante disco e non si accorgono che “un eccesso di giustizia è spesso un’ingiuria”; lo dice Montaigne. In alcuni casi ci si è affidati a “pentiti” inaffidabili sino a produrre la sensazione che sia stata commessa un’ingiustizia. “E’ meno male non aver leggi”, ha lasciato scritto Ugo Foscolo, “che violarle ogni giorno”. Da una giustizia così fatta non può derivare alcuna autorità se non un fondamento “mistico”, non avendone altro.
Maurizio Liverani