FATEMELODIRE
di MAURIZIO LIVERANI
SPERANZA IN UNA “PATRIA MIGLIORE”
Il mondo è così scalcinato, sordo ai richiami delle autorità morali che in vista di una catastrofe si torna a parlare di Apocalisse. L’eventualità di una fine, secondo Jean Baudrillard (nella foto), è stata scongiurata sino a oggi dall’equilibrio del terrore. Nell’”Illusione della fine” lo studioso francese nega proprio la fine. L’esistenza di due potenze atomiche ha lasciato per troppo tempo tranquilla l’umanità. Ora che questo equilibrio potrebbe essere interrotto, l’Apocalisse non è da escludere. I credenti posso, però, sperare in una “patria migliore”. Il capo della cristianità, quando questi era papa Wojtyla, aveva invitato, durante il suo Giubileo, i fedeli ad “aspirare come i Padri della Fede a una patria celeste”. Papa Wojtyla incoraggiava a prepararsi all’evento finale con “serena speranza”. Chi vive la “fine” come un incubo è, dunque, in torto. Bisogna “impegnarsi alla costruzione di un nuovo Regno che – parola di Papa – sarà consegnato da Cristo nelle mani del Padre”. L’Apocalisse non è un flagello sprovvisto di senso. A differenza dei nichilisti, Wojtyla contestava qualsiasi alleanza col flagello, con la calamità; “la fine del mondo” è vista come “il nuovo ritorno di Cristo”. Non è, quindi, una maledizione bensì è provvidenziale. Non ha nulla di irrazionale, è una forma di comunione con la “patria celeste” perché, diceva il Papa, “non abbiamo quaggiù una città stabile”; “siamo pellegrini alla ricerca di una dimora definitiva”. Nel catechismo alla preparazione al Giubileo, le parole del Papa invitavano gli uomini a non avere paura; identificava l’Apocalisse come l’approdo, per chi ha fede, nella gloria celeste. Quando l’essere umano verrà “purificato” dalla vita terrena, sarà circonfuso, finalmente, di trascendenza. Annullato il tempo, l’uomo e la donna si abbandoneranno alla seduzione della “vita eterna”. Il tempo, il divenire e il niente saranno, per il cattolico, indifferenti. Felici coloro che potranno entrare a vele spiegate in questa “fine”. Il futuro è nell’”aldilà”. Il materialismo è “bocciato” per mancanza di senso religioso e per la pretesa di voler edificare una morale soltanto umana. Questo itinerario non è seducente né accettabile per i partiti “laici”, ma dovrebbe essere legge per i partiti che laici non sono. I partiti di ispirazione cattolica sono invitati a uscire dall’inerzia per riprendere l’iniziativa. Il Papa non dimostrava per loro molto amore. Era oltremodo infastidito da formazioni cristiano-cattoliche sorde alle sue preghiere. Si trova una certa inquietudine a sentire che in questo mondo non si può coltivare alcuna speranza perché “quaggiù non abbiamo un città stabile”. Altri olocausti ci attendono in mancanza di una “decorosa” Apocalisse, come quella prevista da Papa Wojtyla che, citando le parole di San Paolo sulla discesa di Dio dal cielo, farà “risorgere i morti in Cristo”. Mentre noi “laici” pretendiamo di edificare una morale soltanto umana. Non dimentichiamoci di Ernesto Bonaiuti, il prete sospeso nel ’39, che nelle “Lettere di un prete modernista” scriveva, nel 1908: “La confessione cattolica, come il cristianesimo eterno, sono una manifestazione storica transitoria, in contrasto con i postumi della mentalità contemporanea. La nostra società aspira a un desiderio intenso di vita, alle pure gioie dell’esistenza”.
MAURIZIO LIVERANI