FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI
SPERDUTI NEL BUIO
Il partito di via del Nazareno somiglia alle strisce moschicide alle quali gli insetti politici si incollano e muoiono. I politici del Pd, per accreditarsi come vessilliferi delle classi lavoratrici, debbono sentenziare a squarciagola che l’abito ideologico, male indossato, riflette un mondo che non c’è più. Nella politica così degradata, risultato di anni di cedimento verso il capitalismo, il Pd sembra un groviglio di contrasti in cui Matteo Renzi, per riappropriarsi delle prime file, ha abbandonato l’apparato. Se cede agli impulsi liberali, lo fa perché crede di sapere dove porteranno le sue scalmane e tutti i mutamenti di rotta, scelti per distinguersi sempre di più dal partito da cui diverge. Renzi pensa che le cose possano andare altrimenti. Se si è convinti che in Italia c’è sempre una moltitudine adatta a opporsi in maniera indignata e adeguata, capace di scuotere l’opinione pubblica. Gli avversari sono “sine ictus”, cioè di non avere alcuna gagliardia mentre lui crede soltanto alle operazioni di vertice. Il giorno del giudizio finale, che compirà la “pesata” delle anime di sinistra, Renzi non farà parte, certamente, dei “buffoncelli”. I fuochi di bengala di Bersani, di Calenda, di Zingaretti, di Veltroni, di D’Alema, di Zanda e tanti altri fanno sempre meno rumore; il loro repertorio, soprattutto sul video, non sfugge all’insidia della muffa. A non essere avvinto a un partito appartenente al ramo dozzinale della famiglia politica italiana è per ora soltanto Renzi. Chi riuscirà a superare il campo gravitazionale della tradizione del partito, che ogni giorno dà in ciampanelle, chi dà credito a Renzi lo esorta a “farsi carico” di una battaglia liberal-liberistica. Il partito è sull’orlo del naufragio; i sindacati procedono negli interessi dei lavoratori ma non si saldano alla politica. Rimproverare la politica l’uso dell’inciucio sarebbe lo stesso che rimproverarla di essere politica, e italiana per giunta. Il destinato a “caporionare” il prossimo governo delle “larghe intese” sarà il lupacchiotto di famiglia, il tergicristallo che oscilla come vuole l’inciucio, ora di qua ora di là. Si andrà, invece, alle votazioni? Le urne possono dare risultati sorprendenti; la sinistra ha imparato da Lenin che il voto è uno strumento della borghesia per impedire ai compagni di affermarsi.
MAURIZIO LIVERANI