SPETTACOLO, UN GESTO DI CARITA’

FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI
 
SPETTACOLO, UN GESTO DI CARITA’

Il mondo dello spettacolo sembra aver dato il suo assenso alla propria rovina. Immutate le sovvenzioni, ma probabilmente destinate a salire, la scena incentiva l’inclinazione al “lagno”. C’è chi dà la colpa alla stampa, sempre più ghiotta di pubblicità. Sulla ribalta di un teatro questo non si può fare, non si può far rombare una panda tra “Giulietta e Romeo”. Quasi ogni giorno i cinefili fanno conoscere la loro infelicità; con diverse tonalità alcuni chiedono un gesto di carità alla televisione per la quale sembra non esista più un divulgatore della cultura, soltanto un propagandista della pubblicità. Si parla tanto di cultura ma questi blitz pubblicitari ne restringono l’ampiezza. Le più fosche previsioni prendono corpo in piena “euforia” giallorossa. Non ci si può sottrarre al potere delle lobby pubblicitarie; si arriva a sostenere che sono di ausilio alla cultura. Perché indignarsi? Non da oggi le reti televisive si ergono a difesa della prosa mentre con gli inserti commerciali lavorano al suo strangolamento. Tempo fa, “La dolce vita” è stata interrotta da una decina di lunghi spot; alla fine il film tanto atteso è apparso un calderone di inquietudini esistenziali e di certezze da strofinaccio. Si è avuta l’impressione di capire sempre meno di queste pellicole “cerebrali”. L’ascolto è gradualmente declinato, tirando giù anche quello pubblicitario. Pubblicità e rappresentazione sono nemici ma una ha bisogno dell’altra. Può una coscienza inquieta battersi con uno scaldabagno? Gli spot o si danno prima o si danno dopo lo spettacolo; frammisti alle immagini ne deturpano il richiamo. In Italia si continua a vivere in una scatola di retorica culturale, mentre le nostre idee restano sempre più confuse. La pubblicità non ha incertezze; marcia sicura infischiandosene della cultura. Nulla ci va per il giusto verso.

MAURIZIO LIVERANI