Stanley Kubrick: la vita, i film, la fotografia, il genio.

TUTTO KUBRICK NELLE EDIZIONI LINDAU: VISITA IN REDAZIONE 
Otto fotogrammi da Shining, uno dei capolavori di Stanley Kubrick, è quello che vi capiterà di vedere appena entrati all’ingresso della nostra redazione. Se avrete tempo di fermarvi a osservarli, noterete che non sono solo inquadrature perfette, sono magnifiche fotografie.

 

La carriera di uno dei più geniali registi del XX secolo è iniziata da fotografo. Uno scatto realizzato con la macchina regalatagli dal padre, che ritraeva un edicolante sconvolto mentre legge un giornale. Acquistata dalla rivista «Look», con la quale Kubrick collaborò per gli anni successivi, quella fotografia rappresentò una porta d’ingresso al mondo della visione. 

Se volete sapere come continua la storia della sua vita, la persona che fa per voi è John Baxter, con il suo Stanley Kubrick. La biografia. La vita del regista riserva tante sorprese quante ne nascondono i suoi film. Artista capace di incarnare e al tempo stesso anticipare lo spirito dell’epoca, nascondeva una personalità molto diversa da quella che ci si aspetterebbe vedendo i suoi lavori. Baxter ha parlato con tutti, attori, sceneggiatori, registi, tecnici e amici d’infanzia, per offrire il più completo resoconto mai scritto della vita di Kubrick, dall’infanzia nel Bronx in una famiglia mitteleuropea, all’isolamento nell’Inghilterra rurale degli anni ’60. Kubrick ne emerge come un uomo sensibile e insieme spietato, irritabile e generoso, che glorifica la ragione ma i cui film possono riflettere i più selvaggi eccessi della passione, e che prima di tutto è guidato da una necessità implacabile di portare la sua visione personale sullo schermo.

Ma abbiamo lasciato in sospeso l’argomento fotografia: dopo essere passato al cinema, Kubrick ha mantenuto l’immagine come fulcro della sua produzione artistica. L’essenza stessa del suo cinema, quello che disturba lo spettatore e allo stesso tempo gli fa sussurrare «genio», è nella costruzione fotografica delle scene, un fotogramma dopo l’altro. Questo è il tema indagato da De Bernardinis, docente di Storia del cinema presso il Centro Sperimentale di Cinematografia, nel suo L’immagine secondo Kubrick. Niente, nel cinema di Kubrick, è casuale: regista pensoso, poneva nel dettaglio un’attenzione talmente maniacale da aver suggerito a critici e appassionati infinite possibilità di lettura nelle sue inquadrature. Girando intorno alle tre immagini fondamentali del cinema kubrickiano, la porta, la stanza da bagno e il corridoio, l’autore traccia una lettura approfondita del suo modo di intendere l’immagine e la costruzione visiva delle scene.

Se parlando di corridoio vi è venuta in mente l’albergo di Shining, parlando di musica non potete non pensare al vecchio Ludovico Van, formidabile riscontro sonoro delle immagini di straordinaria violenza di Arancia Meccanica. Sergio Bassetti ci racconta questo e altro nel suo La musica secondo Kubrick. Dai primi film all’ultimo capolavoro, nelle opere di Kubrick la musica non è mai puro elemento decorativo ma fondamentale, capace di assolvere una funzione puramente sensuale, di comunicare un preciso messaggio o di elevarsi a simbolo, immediato e potente. Musiche capaci di cambiare la nostra percezione delle immagini, che a loro volta influiscono sulle emozioni suscitate dai suoni. Beethoven mentre componeva non pensava ad Alex e ai suoi drughi, ma Kubrick sa prendere quelle musiche e renderle adatte al suo scopo.

Immagine e suono sono gli elementi per comprendere davvero il lavoro di Kubrick, ma non è necessario essere degli esperti per godersi i suoi film. Se volete saperne un po’ di più, o vi siete appassionati da poco alla sua produzione, il libro giusto da cui iniziare è senza dubbio Tutti i film di Stanley Kubrick, di Paul Duncan. Una sorta di compendio della sua opera, nel quale a ogni film è dedicata una scheda di una decina di pagine: dati tecnici, trama, particolarità visive e sonore, temi ricorrenti, senso recondito, dietro le quinte, curiosità e rimandi, un «verdetto finale», che sintetizza in poche righe quello che l’autore pensa del film, e infine un voto, che spesso lascia spiazzati e apre stimolanti interrogativi. Se si può essere d’accordo o meno con un voto, non saranno in molti a protestare se definiamo 2001: Odissea nello spazio un capolavoro. L’ultimo spazio disponibile nella cinquina di questo mese lo dedichiamo proprio a questo film, con Un’odissea del cinema. Il «2001» di Stanley Kubrick di Michel Chion, autore di molti saggi apparsi sui «Cahiers du Cinéma». Pochi dialoghi, molti messaggi, purezza visiva fanno di questo film uno dei migliori della storia del cinema. Chion lo scruta scena per scena, volteggiando tra aneddoti gustosi e un’approfondita analisi tecnica. 

Per chi è arrivato a leggere fino qui e si sta domandando: «Ma degli altri film non ne parla nessuno?» la risposta è semplice. Ovviamente ne hanno parlato in molti libri, quelli che ci sono piaciuti di più li trovate nella nostra collana dedicata alle monografie, l’Universale Film – EDIZIONI LINDAU ( http://www.lindau.it )