STANNO… ZINGARETTANDO !
Nella sua ricerca del successo, curiosa quanto sfortunata, il segretario del Pd confida nella labilità dei ricordi e, soprattutto, nella convinzione che il miglior modo di combattere la destra sia di integrarla nel sistema. Poi ci sono gli specialisti della grande stampa che predicano un sinistrismo come quello che gravita oggi sul Paese. Negli anni ’50 il maggior partito italiano stava al “centro” ma “guardava” a sinistra; poi, invece di “guardare”, cominciò ad “andare”, poi ad “aprire”, poi a “spalancare”. Con il tempo, al governo è subentrata l’impronta della sinistra che ora sta provocando l’effetto di spaventare gli elettori. Una maniera di fare politica, non sapendo come sbrogliare la matassa di tutte quante le contraddizioni: disordine, iniziativa privata, intrallazzo, che chiama alla mente la lingua di una rana, la quale si slancia in fuori e rientra coperta di zanzare, cioè di elettori.
Mese dopo mese i teorici ritengono che Giuseppe Conte non sia affatto uno zuccone, che non sia affatto smarrito nella storia e che per restare premier bacerebbe la statua di San Gennaro. La crisi gli permetterebbe di tirar fuori una sua metafora bellica come “la sinistra da sola non vincerà la battaglia perché senza il confusionismo e il fumismo del vecchio Pci non potrebbe vantarsi di vincere neanche una partita di scala quaranta”.
Con l’età, ha scritto un romanziere francese, ogni uomo acquista la faccia che si merita. A noi sembra che Luigi Di Maio si meriti quella che ha, confidando nel suo fascino. Un bello spirito lo definirebbe una “soubrette” della politica. Appellativo calzante al personaggio il quale parla molto e senza sforzo; si affanna a correre qua e là e si dimena “a darsi da fare” che è cosa assai diversa dal “fare”. Il suo “sussurro interiore”, che è poi il suo intuito, lo ha spinto a fissare la sua svolazzante bandiera nella sua personale freccia direzionale.
Lo sconquasso sul quale la stampa dei partiti e dei giornali d’informazione pascola, più che sui fenomeni tellurici, andrà sotto l’etichetta del “caso Salvini e Conte”. Se invece qualcuno dimostra propensioni più marcate degli altri per operazioni di sottogoverno, si bisbiglia che stia “zingarettando”. “Zingarettare” è un verbo usato in senso non dispregiativo perché negli uffici televisivi chi “zingaretta” meglio degli altri è guardato con sommo rispetto.
MAURIZIO LIVERANI
Commenti e aforismi tratti dalle opere di Maurizio Liverani e dai suoi recenti articoli