di Maurizio Liverani
Tra gli italiani non c’è politico che abbia fautori sufficienti ad assegnargli il ruolo di capo del governo. Il premier Gentiloni trae la forza di reggersi proprio dalla sua debolezza. Più il governo si fa inconsistente più ha possibilità di conservare il timone. In questa situazione nessuno dei partiti ha interesse a portare a palazzo Chigi un suo uomo. Su questa fragilità l’attuale premier elabora la sua ideologia che potremmo definire “miracolismo”. Seduto nel suo socratico pensatoio di palazzo Chigi non medita sui mali del Paese e sulle medicine più adatte per curarlo ma su quanto lo faranno durare. L’unica sua risorsa è l’ottimismo; un ottimismo da fattore della marchesa, cioè programmatico e comandato, per distrarre gli italiani dai problemi e dalle tristezze della realtà mentre i suoi ministri si comportano come cani sciolti. E’ come se avesse dato loro disposizioni di non adeguarsi troppo alle sue direttive; di non essere disposti a seguirle impegnandosi a metterlo in imbarazzo con dichiarazioni che contrastino, sempre, con i suoi impegni. Un tentativo appena abbozzato è quello concertato nel Pd di sostituirlo con una bella ministra, Maria Elena Boschi che agli occhi degli italiani è diventata una star della politica. E’ nota la sua preparazione e la sua destrezza. Si sgonfiano di contro gli apparati dei politici politicanti che per assumere importanza pascolano volentieri sul prato verde del libero pensiero. A proposito di censura si registra il suo abitudinario persistere. Ci fu un tempo in cui un filosofo fece scalpore con un articolo dal titolo “Per salvarsi dalla censura servono editori di parte”. L’editore modello avrebbe dovuto essere la casa editrice che ha pubblicato “Minima moralia” di Adorno, presentando il grande filosofo tedesco, morto nel ’69, come un grande pensatore di grandi temi “marxiani” dell’alienazione, del dominio di classe. L’editore modello doveva essere quello che ha mutilato (per “ragioni ideali di parte”) l’opera di Adorno di brani che non corrispondono alle “ragioni di parte” della sinistra. Questa censura ha consentito alle edizioni “Erba Voglio” di raccogliere i brani mutilati in un saggio dal titolo “Minima imMoralia”. Così veniamo a sapere che nel “Primo cerchio di Ivan Denissovic” Solgenitsyn scrive: “Nessun regime ha mai amato i grandi scrittori, solo i mediocri”. Grande era Guido Morselli (“Dissipatio H.G.”, “Roma senza papa”); per aver narrato nel “Comunista” la realtà della sinistra si era posto fuori delle congreghe e delle fazioni letterarie. Era uno scrittore scomodo; bastano quattro sue righe a ridurre in cenere gran parte dell’attuale narrativa italiana. Non ha trovato estimatori neppure dopo la sua morte che si è dato nel ’73.
Maurizio Liverani
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Nella foto: Guido Morselli