TANGO PER TUTTI

di MAURIZIO LIVERANI 
 

TANGO PER TUTTI

Se la “commare secca” non lo avesse portato via, Bernardo Bertolucci potrebbe, oggi, vedere il suo film più importante alla televisione di Stato. Il destino con il regista, perseguitato dalla censura per “L’ultimo tango a Parigi”, è stato “cinico baro”. Bertolucci aveva scelto un esilio dorato atteggiandosi a martire per protesta contro la condanna del suo celebrato film. Grazie a una gherminella, ideata dai nostri censori, il film, che non dovrebbe più esistere, prima di diventare cenere è stato riprodotto in milioni di videocassette e ora può riapparire trionfante in televisione. Sembra che il clima sia completamente cambiato; tutto quello che è stato detto non trova più conferma. La politica sottopone la cinematografia a variazioni impreviste. Bertolucci rientrava, dopo tante persecuzioni, nella retorica del “maudid”, artista maledetto. La censura, rinfoderate le sue cesoie, ha dato via libera a quello che tutti considerano un “risorto”. L’evento ha la sua importanza perché rivela come il cinema, in Italia, sia in balia degli umori dei politici che si succedono al potere. Accogliamo con sollievo che il prestigioso regista sia ricompensato di tanto accanimento e, probabilmente, la presentazione del film in video darà lustro ai nuovi governanti. Nel passato, a dare lustro culturale alla Dc fu il solo Roberto Rossellini il quale, con la minaccia di “rivelazioni”, ottenne un trattamento smaccatamente preferenziale dalla Rai. Invitato dal comunista Antonello Trombadori, addetto alla “vigilanza rivoluzionaria”, a entrare nel calderone cinematografico, il regista di “Roma città aperta”, invece, si orientò verso il “culturame” (come definì la cultura il ministro Mario Scelba, democristiano); “Almeno là so’ solo”, disse. E così i diccì si videro riversare tra le loro schiere il regista. Pur di celebrare Alcide De Gasperi, Rossellini ottenne denaro televisivo per “Anno zero” (1974), ribattezzato, dopo il clamoroso fiasco, “Incasso zero”. Al cinema Fiamma di Roma fu sostituito dopo la prima proiezione. La perdita di centinaia di milioni di lire fu giustificata con vaniloqui. Di questo trattamento di favore non godette, ovviamente, ”L’ultimo tango a Parigi”; sfuggito al rogo ha girato tutto il mondo incassando cifre notevoli. Quanto accade al film di Bertolucci può indurci a sperare che i nuovi governanti abbiano un occhio di riguardo per la libertà di espressione.

MAURIZIO LIVERANI