di Barbara Soffici
Il terremoto a Ischia dei giorni scorsi, dopo i soccorsi, ha messo nuovamente al centro delle polemiche il mancato rispetto delle regole e la fragilità edilizia del nostro Paese. Di magnitudo modesta, il terremoto ha infatti causato un crollo anomalo, vittime e danni sproporzionati, travolgendo ben 2600 persone, ora senza un tetto. Da subito la Protezione civile ha messo in chiaro che il materiale degli edifici crollati fosse scadente e non conforme alla normativa vigente. Anche il presidente del Consiglio nazionale dei Geologi Francesco Peduto ha sostenuto che un simile disastro, a media magnitudo, può essere dovuto solo alla fatiscenza strutturale dei manufatti. Così, un’altra volta, è partita l’indagine della Procura, per verificare quel legame tra abusivismo e crolli che gli amministratori locali naturalmente negano. I magistrati dovranno accertare le responsabilità (negate e occultate) per i danni provocati dal terremoto, valutare i casi di abusivismo edilizio, i condoni (concessi o inevasi) e la mancata adozione delle norme antisismiche. E poi formulare le ipotesi di reato che potrebbero andare dal disastro colposo all’omicidio colposo plurimo. Purtroppo, l’abusivismo edilizio è un fenomeno esteso in tutta la penisola (soprattutto nelle zone costiere!) anche se è più presente al sud. Purtroppo, la cultura del rispetto delle regole, della messa in sicurezza degli edifici e della prevenzione del rischio sismico nel nostro Paese è poco praticata. Il ministro delle infrastrutture Graziano Delrio, a questo proposito, ha costatato amaramente “che gli immobili abusivi sono pericolosi non solo per chi ci abita, ma anche per il territorio che li ospita”. Come è possibile che una “capanna in muratura” si trasformi, con interventi abusivi di piccola entità, in una casa di civile abitazione, senza nemmeno il controllo della staticità dell’edificio? E’ proprio il certificato di staticità la chiave di volta per evitare simili disastri, che non coinvolgono solo i manufatti non in regola, ma spesso anche quelli adiacenti. Non è chiaro però cosa fare quando si evidenziano casi di non rispetto delle regole urbanistiche. Dato che le demolizioni delle opere abusive possono venire in essere solo con l’applicazione di regole concordate tra Comune e Procura della Repubblica, “l’abusivismo per necessità” diventa il nodo cruciale su cui si dibatte la legge: gli Enti locali si interrogano se, in questo caso, la demolizione sia la via giusta o sia meglio intervenire in altro modo, più opportuno alla situazione…
Barbara Soffici