di Maurizio Liverani
Per anni, i compagni di alto rango, quando ancora esisteva il Pci, preferivano trascorrere le loro vacanze nelle spiagge sovietiche per far notare che avevano sane radici marxiste. Anche una semplice “puntatina” indicava fedeltà alla causa. Queste scelte, utili alla carriera, avvenivano negli anni di Stalin, di Kruscev, di Breznev. Il cuore del capo, dopo anni di lotte cruenti, aveva il diritto di cedere. Il “sepolcrarismo” dei sovietici ebbe modo di dispiegarsi; morendo nella patria del bolscevismo, Togliatti consolidava il suo mito. Un partito comunista non poteva consentire che il numero uno si spegnesse nel suo letto in un Paese capitalista. Non poteva ammettere che il segretario, succeduto al Migliore, decedesse di colera nella città di Astrakan. Questo pericolo, Luigi Longo lo corse nell’estate del 1970. Il segnale che il colera è in arrivo è fornito dai topi che per morire escono a gruppi dai sottosuoli, dalle cantine, dalle chiaviche. La loro agonia dura poco, accompagnata da piccoli gridi; girandosi su se stesso il roditore muore. Il topo così facendo metteva in guardia l’ospite di Astrakan, Longo; “scappa, cerca scampo, la morte sta per azzannarti”, commentarono i “rattofili”. Per scongiurare una simile iattura, dalle Botteghe Oscure partirono reiterati inviti affinché il neo segretario tornasse. Successivamente, il pericolo di contagio si attenuò e Longo continuò la vacanza. La “strizza” a Botteghe Oscure fu grande, ma soprattutto in Unione Sovietica. Con quell’amore che i sovietici hanno sempre portato per i non russi, gli stranieri furono invitati a tornare nei loro Paesi; che si vaccinassero a casa loro! A nulla valsero le suppliche dei compagni italiani, alcuni dei quali esaltarono i loro meriti e le loro qualifiche pur di essere risparmiati dall’epidemia. Mancava a tal punto il vaccino che le autorità sanitarie sovietiche si rivolsero a Breznev perché ottenesse, alla chetichella, dall’occidente forti dosi di siero anticolerico. Per quanto fosse organizzato, il Pc italiano a tutto poteva provvedere tranne che al siero. Che fare? La soluzione valida risultò quella di rivolgersi al Ministero della Sanità, facendo in modo che la notizia non trapelasse. Una giustificazione alla fine fu trovata: tamponando l’epidemia alla sorgente, il contagio restava lontano dai confini. Da noi, in Italia, i topi sono tanti (a Roma quattro per ogni cittadino) e non hanno ancora avuto occasione di manifestare la loro solidarietà ai comunisti; guazzano allegramente nei cunicoli e nelle fogne di Capalbio, centro privilegiato del turismo rosso. Tornando a Longo, si salvò ma fece ferma scelta di non andare mai più in vacanza nell’Urss. L’ élite del partito ne soffrì tanto che su questo compagno “renitente” al viaggio-premio cadde l’accusa di “deviazionismo”.
Maurizio Liverani