di Maurizio Liverani
Moltissimi italiani hanno aspettato con impazienza l’avvento di un simil-comunismo per ottenere finalmente un posto che credevano di essersi meritati con tante manifestazioni pseude-rivoluzionarie. Presto, per volontĂ di Palmiro Togliatti, si sono sentiti affratellati con il grande capitale, con coloro che possiedono. Chi è stato astuto si è inserito tempestivamente in quella parte di societĂ fornita di rendite, serena e forte che si proclama provvista di principi umanitari e, soprattutto, religiosi. Tutti affratellati nel culto del denaro, celebrano in questi giorni la rivoluzione d’ottobre sovietica, che Leon Trotsky definì, in un memorabile testo, “La rivoluzione tradita”. Per sfuggire ai suplizi che Stalin gli aveva preparato, Trotsky fuggì in Messico dove fu raggiunto da un sicario stalinista e ucciso. Nel mondo occidentale, soprattutto in Italia, questo crimine fu messo tra i misteri da governi impennacchiati e dispotici che si sono rifatti alla rivoluzione d’ottobre. L’accettazione di questa turlupinatura durata un secolo ha permesso a scaltri politici e ad astuti governanti di propagandare una ideologia divenuta abitudinaria, dimenticando che è all’origine dei famosi gulag, esempi per i campi di sterminio nazisti. Sulle rovine dello stalinismo hanno bivaccato grandi uomini, ingannevoli al punto di far mostra di fede e coraggio, in realtĂ mai avuti. Chi ha visto dipanarsi diverse primavere ha acquisito la convinzione di partecipare al gioco e trarne l’utile personale. Il comunismo in occidente si riassume in libero mercato per le classi alte e in bassi salari per gli operai. L’alta finanza è sempre stata l’aiuola da annaffiare. Chi ha nascosto la veritĂ ha guadagnato i poteri che contano e oggi pretende di glorificare le infauste giornate della rivoluzione d’ottobre. Sono veritĂ ormai note, ma vanno ribadite nel momento in cui gli epigoni di quei mostruosi avvenimenti riaffermano decisamente il loro potere. Le rivelazioni succedute molto prima di celebrare il centenario non hanno scosso le coscienze degli eredi di Stalin; paradossalmente, hanno indotto ad ammirare l’intelligenza criminale di Stalin, di Lenin, di Kruscev. Leonardo Sciascia (un altro scrittore che si vuol relegare nel dimenticatoio) esortava, in un romanzo come “Candido”, a diffidare di coloro che ostentano uno spirito fragorosamente favorevole allo stalinismo organizzato, capace di aggiornarsi. La metastasi di questo fenomeno ha avuto una diffusione incontrollata e incontrollabile. Quante sospette dimenticanze hanno danneggiato il mondo contemporaneo. Il “buonismo tattico”, inalberato da Enrico Berlinguer, si è talmente innervato nell’opinione pubblica da farne l’ideatore delle cosiddette “larghe intese”. Si è arrivato all’assurdo: denunciare ora le colpe del leninismo è diventato un mezzo sicuro per glorificarlo.
Maurizio Liverani