Eminenti teologi leggono nell’adulterio il senso del divino; un “passaggio” privilegiato per entrare nella religione cattolica che, su questo versante, è molto comprensiva. “Oscurare” il peccato nel gioco erotico è un intralcio alla visione divina. E’ per questo motivo che tra le figure eminenti della società – pubblici ministeri, accademici, uomini politici di rango – si trovano spesso i grandi peccatori. “Corrotto” indicava, ai tempi dei latini, il pianto che si rendeva ai morti. “Vestire il corrotto” anche oggi, toscanamente, significa mettersi in lutto. Il peccato si è accompagnato per lungo tempo con l’afflizione. La qual rapida popolarizzazione ha spento gran parte delle solennità. Ecco perché si assiste a un revival del peccato. Entra in ballo anche Cesare Pavese. Nel “Mestiere di vivere”, scrive: “Se una vita libera assolutamente da ogni senso del peccato fosse realizzabile, sarebbe vuota da far spavento”. Regola è la virtù. Ma ci sarebbe virtù se non ci fosse il vizio a darle senso? Contro chi sceglierebbe le sue invettive il Santo Padre, se non ci fosse il trasgressore, gente da conversione? Anche nei piani alti del divismo politico si manifesta la tendenza a convertirsi. Molti vip si dichiarano, dopo aver lasciato Marx, pronti a rientrare nel grembo di Santa Madre Chiesa. E’ molto chic annunciarlo anche tra coloro che da una vita sono praticanti all’insaputa del “jet society”. Per questa generica e snobistica volontà, Federico Fellini (foto) è stato “trascinato” a Santa Maria degli Angeli, senza che abbia potuto dire prima di morire “né a né ba” sulla sua fede. Ci si è fidati, per spedirlo in Paradiso, dei “sensi di colpa” che serpeggiano in tutti i suoi film. Credente “confesso”, Luchino Visconti ha voluto onoranze funebri in chiesa. La passione per i paramenti sacri è nata in Renato Guttuso grazie alla sua musa, la signora Vacondio, cognome originario di Marta Marzotto. “Vatti con Dio” nelle campagne dalle quali Marta proveniva essere espressione beneagurante. Annunciando di essere apparso alla Madonna, Carmelo Bene ha fatto capire di essere pronto a incontrarla purché fosse trattato ed esaltato come un dio. Anche Carlo Verdone respira ed esiste in un costante piacere estetico tra il sulfureo e l’incenso. Il Vaticano ha sempre voluto fare le cose in grande sul capitolo delle conversioni. Gratta gratta, anche nell’ateo più testardo e tenace si può sempre scovare un granellino di fede. Un uomo di cultura dubita continuamente delle sue conoscenze e medita sul mistero della morte. Basta questo per farne un potenziale convertito.
TRA IL SULFUREO E L’INCENSO
FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI
TRA IL SULFUREO E L’INCENSO
MAURIZIO LIVERANI