di Maurizio Liverani
Sono bastati dieci anni, al massimo quindici, per declassare “coscienze critiche” a timidi testimoni di pretura. Siamo passati da una fase di accese battaglie a bonari scontri. C’è chi si vergogna di vibrare fendenti contro i corrotti; c’è chi si accontenta della schermaglia che non lascia l’avversario tramortito. Solo un’ oscura divinazione può spingere un timido guerrigliero politico ad atteggiarsi a fulgido moralizzatore. Il fatto è che i grandi vecchi danno in ciampanelle e di giornalisti gonfi di indignazione e di sproloqui ce ne sono, ma non sono piĂą ascoltati. Gli italiani non li rimpiangono e alcuni sanno anche dirvi il perchĂ©: “Ci hanno presi in giro”; elencando una vasta tastiera di ricordi, di presunte “coscienze critiche” alcune delle quali si ostinano a far credere che la storia vissuta personalmente sia assai piĂą preziosa e genuina della storia vera. Soprattutto nell’Italia del dopoguerra, i “trombettieri morali” si sono atteggiati come alti spiriti, capitati a vivere in un mondo di mediocritĂ . Le “coscienze critiche” cercano, melanconicamente, di comportarsi almeno da diversi e hanno sparso il panico nei partiti che si sono divisi in tanti brandelli, con diverse ispirazioni ideologiche essendo ormai estinte le identitĂ destra e sinistra. Chi non se la sente di schermagliare con argomenti destituiti di significato, nel tentativo di riproporsi, vive, come testimoniano i giornali, una fase rovinosa. I partiti, nati tutti per la quiete sociale e per una ripresa scevra di principi e di ideologie, cercano di debellarsi anche con i gossip. Avvezzi a un salvatore ideologico stravolto e stremato, contratto nella smorfia della inutilitĂ , si danno battaglia con vocine bianche. Sembrano oratori infermi, responsabili della loro infermitĂ . Si studiano con attenzione, prima dei concetti, i vocalizzi, scegliendo quelli che possono coronare meglio l’impatto sull’uditorio. L’importante è dare un senso alle parole. Il guaio è che queste parole non hanno senso. E’ chiaro che qualcosa è accaduto: il declassamento delle ideologie è completo. Diventare assertori della rinascita delle vecchie congreghe non è compito che appartiene ormai ad alcuna parrocchia politica. Sono in pochi ad accettare ancora l’abbraccio dei “cialtroni”, così li chiamava Wilhelm Reich, collaboratore di Freud, gran conoscitore della politica. Silvio Berlusconi per primo ha capito che i moderati non sono nĂ© di destra nĂ© di sinistra; vogliono soltanto quiete sociale. A sinistra si forma un’ipotesi inversa: quella di una classe politica in panne che ricorre alla magistratura, alle intercettazioni, ai gossip per debellare le ostilitĂ che da troppe parti si vuole: inciuciare per sventare i pericoli di un elettorato secessionista rappresentato, sotto traccia, dalla Lega. La televisione non privilegia piĂą le risorse dello “showman” di parte; d’improvviso, i maggiori diffusori di notizie e di idee chiudono alla diffusione delle idee. Gli italiani stiano attenti; c’è un’inversione di rotta. C’è sempre un pericolo: che si ridesti l’odio. Ci sentiamo un po’ tutti responsabili del fallimento.
Maurizio Liverani