TUTTO E’ POSSIBILE

di Maurizio Liverani

I leader che vogliono vincere le prossime elezioni si distinguono nel loro modo di comportarsi. Matteo Salvini, in questa fase che potrebbe essere decisiva, si atteggia a campione di maestro di coscienza fortemente impegnato sul terreno sociale. Quando si illude di scuotere le masse dei seguaci sembra pronto all’assalto, con piglio rude come se fosse fatto del macigno delle montagne. Ha fatto spicco prevalendo su Luigi Di Maio il quale vuol far credere di essere tutto d’un pezzo, amareggiato di risultare al confronto accomodantissimo. E questo credersi di essere al cospetto del rivale una mediocrità, giunge spesso alla frontiera dell’imbecillità. Tocca sempre argomenti che sono a rimorchio di quelli della democrazia cristiana; garbato, sembra uscito dal reliquario della vecchia Dc. I leader cambiano, nati come sono dal bisogno del cambiamento. Di Maio non ha ancora trovato il rampino giusto per agganciarsi a un destino di capo; le sue entrate di scena avvengono o in anticipo o in ritardo. Per ragioni anagrafiche, la sua biografia è gracile. Ottimo in pubblicità (è caruccio), vuol sopravanzare in ardore Salvini il quale, nelle riunioni ufficiali, non tralascia occasione di presentarsi come capo del governo. Se l’Italia cambierà (cambia continuamente in peggio) il capo della Lega vuol attribuirsi tutto il merito mostrandosi colmo di idee. E’ riuscito a mettere in sott’ordine il premier Conte il quale ha più volte dimostrato di non vedere l’ora di uscire dalla congrega, non si presenterà, infatti, alle prossime elezioni. C’è già chi lo addita come un signorino destinato a capeggiare la nuova democrazia cristiana che ha prodotto una manciata di ruderi, vogliosi di ingaggiare una controffensiva. Hanno già fatto ammenda di tutte le loro colpe, fagocitando nel “mea culpa” anche il buon Francesco papa il quale, dopo aver elencato quelle di stampo pedofilo, ha invitato il clero a dedicarsi al silenzio e alla preghiera. Questa proposta gli appare una ricetta preziosa per battere grancassa. Il gran fare, per mandare avanti la baracca, di cui va fiero Salvini è l’elencazione di tutte le riforme, esposte con modi pacati. Corrisponde perfettamente al modello del rivoluzionario delineato da Emil Cioran: il rivoluzionario preso il potere instaura un governo conservatore di stampo capitalistico. Questo è lo stesso intento degli avversari guidati da Matteo Renzi il quale, non avendo il seguito elettorale dell’avversario, insinua il sospetto che per riprendere la conduzione del potere è disposto al ritorno alla violenza. Se questo ritorno darà i suoi frutti seguirà un regime semi-capitalistico. Tra la Lega e il Pd potrebbe esserci una trattativa in corso, anzi senza dubbio c’è. Al termine di questa schermaglia, i due partiti avrebbero tutto l’interesse a diventare “pappa e ciccia” al posto dell’inverecondo “inciucio”. Nelle segreterie dei partiti questo progetto sta per decollare; può darsi che non decollerà mai, ma per una serie di vantaggi reciproci prenderà piede. Nella Lega e nel Pd somigliano a quei tumori che in un dato momento il medico circoscrive, ma avendone individuato l’origine (l’antipolitica degli italiani) può trovare l’occasione per spuntarla. Per alcuni sarebbe una calamità: comporterebbe il temuto tutti a casa di centinaia di parlamentari; per chi ha a cuore le sorti del Paese segnerebbe un avanzamento notevole della nostra civilizzazione. Salvini cammina come se avesse il vento dietro la schiena, cammina come se soltanto lui camminasse: tutti gli altri sono pelandroni che non hanno voglia neanche di camminare. Non si guarda mai indietro tanto è sicuro di sé; prende le voltate alla larga con il presentimento che il compromesso storico, in mano alla Lega e al Pd, porrebbe fine al declino della nazione. Questo inedito compromesso comporterebbe anche la fine della politica all’italiana, quella dei tanti scandali. Nessuno si picca di rappresentare la cattolicità ufficiale, ma c’è chi assicura che tra i leghisti ci sia chi è animato dall’orgoglio dell’”engagé” per ingraziarsi la sinistra. Questa è al nuova logica in marcia, nonostante i suoi corrugamenti leonini, Salvini, al pari di Renzi, spera che arrivi in porto.

 Maurizio Liverani