TV: GRANDE CAOS

di Maurizio Liverani

A Saxa Rubra è in vigore un grande caos. Una “force de frappe” pare conosca le isogone e isobare per ridare vita alla tivvù di Stato. Alcune rubriche sono così sconnesse da indurre a un graduale restringimento degli ascolti. Michele Mirabella si occupa della salute e dello sviluppo della medicina in Italia con sucettibile puntiglio anglosassone; conduce la rubrica medica “Buongiorno Elisir” al mattino e si rappresenta come un patrimonio di intelligenza che il Paese non può concedersi il lusso di buttar via. E’ simpatico e la sua trasmissione pare abbia un buon ascolto. Con mosse nello stile bottegheoscure, camorristico e di sfregio qualche “notabile” è stato rimosso per dare l’impressione che c’è un rinnovamento in corso. Si tratta di epurazioni portate avanti con colpi di mano. La nuova direzione a prevalenza catto-piddina, composta dagli ascari di sempre, vuole apparire desiderosa di fare qualcosa di buono. Mario Orfeo pensa con l’aria di chi abbia le idee chiare. Ha scompaginato “illico et immediate” le gerarchie richiamando ad esempio Giovanni Minoli, tornato nella rosa dei vip della televisione statale e sul flusso di questa scia tortuosa è spuntato Fabio Fazio ed eliminato Massimo Giletti. Aveva ragione Lucio Colletti quando rimproverava il Polo di “aver lasciato cadere la proposta di privatizzazione della Rai”. Proposta uscita vincente da un referendum. La “generazione parrucca” del giornalismo italiano tratta la volontà del popolo alla stregua di un paradosso. A essa interessa ribadire, nelle nomine dei dirigenti, lo “status quo” e sostenere che in quanto a lottizzazione destra e sinistra pari sono. Smentiti dai fatti, come scrisse il compianto Gianfranco Piazzesi: “Nel 1994 Berlusconi a sorpresa occupò  palazzo Chigi e pensò a qualche innovazione; ma dopo sei mesi sopraggiunse il ribaltone e tutto tornò come prima…”. Ci fu un mutamento in peggio con il centrosinistra; riprese il suo posto Lucia Annunziata, allieva di Rossana Rossanda la quale ha spesso ricordato che quando la “nuova” inviata dalla Cina della Rai le portava i primi compitini marxisti-leninisti, limava la forma scompaginata dal fervore ideologico della giornalista. Marginalissime penne vennero promosse purché sapessero comunisteggiare al minuto e spesso a giorni alterni. Per ogni leprottino dell’informazione fu impartito l’”ordine” di non correre all’impazzata nei sentieri del più viscerale comunismo. Fu richiesto un britannico distacco, non uno stile magniloquente, pugnatore e robusto. Bisognava introdurre, era questa la consegna, il “fetor comunista” con grazia. Nella prospettiva di altri mutamenti, alcuni direttori furono considerati pietre d’inciampo. Nel cestone della stampa si sono cercati tutti i giornalisti-ds positivi. Un’occasione impareggiabile adatta per illustrare la fraudolenza della sinistra indotta a fare da megafono al mercato del dubbio e della diffidenza verso gli organi di stampa della destra. Comunismo totalitario zero, doppiezza della sinistra, macché…! La falsità della sinistra non è mai stata studiata a fondo. Siamo ormai convertiti alla passività nei suoi confronti. Siamo in quella che Raimond Aron chiama la “ideocrazia” di gran lunga più subdola della tirannide.

Maurizio Liverani