UN CINEMA A TUTTO GRILLO

di Maurizio Liverani

Le bolge della polemica politica italiana a molti non vengono a noia. A tener desto il loro interesse sono, ormai lo sanno tutti, le sovvenzioni pubbliche. Beppe Grillo si è concesso una lunga parentesi che vuole utilizzare per -così si mormora- dar vita a uno spettacolo non soggetto ad alcuna censura; è già abbastanza ricco per sostenere un film satirico servendosi anche della sovvenzione statale. Insomma, a sessantacinque anni se avesse coraggio e libertà (speriamo che nessuno lo intralci) potrebbe dedicare al cinema una storia satirica, forse più comica, riassumendo tutte le sue esperienze;  avendo dato un indirizzo -dicono populista- alla politica pentastellata e avendo avuto la conferma che l’Italia gode da anni del titolo spregiativo di “Scandalusia” o di quello più benevolo di “Democrazia mafiosa”.  Bisogna ormai che gli organi di stampa ammettano che l’Unità d’Italia nasce e dà vita a una interminabile Mafia. Riaprendo il suo libro di capo drappello, Grillo ha scoperto che partecipando alle schermaglie partitiche ci si appropria di metodi molti dei quali illeciti, sempre tenuti sotto traccia. Questi metodi, riconosciuti grado a grado nell’attività parlamentare, danno la conferma che gli italiani sono e rimangono come li chiamava Thomas Mann: “spaghettanti dello spirito”, etichetta acconcia per piagnoni di questo spirito. La politica italiana è un ottimo pretesto per fare film e sarebbe una continua fonte di divertimento. La ricchezza dei grandi poteri ha soltanto dissimulato gli intrallazzi più gravi, spesso incorrendo nella giustizia, altre volte sfuggendole giovandosi di illeciti sistemi. Grillo si sarà senza dubbio accorto e avrà annotato che i suoi pasticcioni a 5stelle non sono insensibili ai soliti richiami devianti. Nel far ridere con la politica non c’è mai nulla di troppo basso, di troppo contingente che possa spegnere la comicità. Le apografi cervellotiche, come quelle di Carlo Verdone, hanno sempre avuto un freno nell’invettiva e insieme una dedizione all’intelligenza. La vera caricatura politica non ha mai il “grido” di un fucile; è aliena da fanatismi e infatuazioni. Il vero comico è bravissimo nel dileggio appena accennato come lo è Checco Zalone, il comico del momento. Non sono quelli che la tivvù ci impone e ai quali vanno le reprimende dei critici “severi”. Lo studioso francese Jean Boudrillard li sintetizza come spettacoli accascianti per consentire all’editoria moralista e ai fustigatori di costumi di essere rigogliosi di anatemi. Grillo potrebbe dimostrare di essere un cineasta attento e illudersi di potersi liberare dal disappunto che gli procura l’appartenenza ai pasticcioni a 5stelle. E’ il suo un ardore cattivo equivalente dell’inevitabile pettegolezzo. Ci apparirebbe come una sorta di Appelius del cinema, un bravo giornalista che aveva preso una “sbandata” per il regime del Duce.

Maurizio Liverani