UN COMICO DA SANTA INQUISIZIONE

FATEMELO DIRE
di
MAURIZIO LIVERANI
 
UN COMICO DA SANTA INQUISIZIONE

Armato di rabbia e, nel contempo, di verità “indiscusse”, Beppe Grillo si è “convocato” a Roma per incontrare il premier Draghi, defilandosi subito dopo. L’episodio è nello stile di Grillo. I giornali di destra hanno fatto dell’ironia su questo andirivieni. Grillo è sospettato di essere favorevole all’ingerenza del Clero nella politica italiana. Riletto il proclama della confraternita italica dei Neo-guelfi, le idee si sono fatte più chiare. “Noi lotteremo – affermano i Neo-guelfi – con coraggio e con fermezza per la restaurazione del potere temporale dei papi … Vogliamo affidare ai gesuiti incorruttibili una Polizia capace di perseguire con lena spietata la soppressione di ogni democrazia”. Per inciso, ricordiamo che Papa Francesco è un gesuita, è, cioè, nella logica della Santa Inquisizione “che accompagnerà ai sacri roghi i bardi del caos partitocratico in quanto maledetti epigoni di coloro che, volendo fare l’Italia, hanno invece avvilito il Genio Latino interrompendone la grande vitalità conquistatrice”. Non è, questo, lo stile di Grillo? Considerando come l’Italia è ridotta, l’interrogativo è d’obbligo. Secondo il comico essere “populisti” è segno distintivo di correttezza e moralità. E’ entrato come scanna-politici, è uscito come inquisitore. Grillo ha accolto ben volentieri l’invito di incontrarsi con Draghi; è come se gli avessero consegnato lo scettro dell’italiano perbene, pronto ad accettare la chimera del “santo subito”. Negare che abbia l’animo di un Savonarola è come sostenere che la neve annerisce i tetti. Per il guelfo Grillo esiste una sola legge, quella rivelata sin dalla creazione di questa democrazia; eliminare i politici, obbedendo alla morale di Thèlema: “Fai ciò che vuoi”. Cade a puntino l’aforisma di Mino Maccari rivolto all’elettore: “Dagli il voto, non la mano”.
 
MAURIZIO LIVERANI