di Maurizio Liverani
La ministra Maria Elena Boschi, distinguendo i partigiani autentici da quelli schieratisi con la Resistenza per mero tornaconto, approverebbe Pietro Ingrao, una voce appartata mai soverchiata dalla baldanza oltraggiosa dei suoi compagni. Nell’encomiastica ufficiale del Pci, Ingrao (nella foto) è segnalato come esempio; è stato fascista e, successivamente, comunista. Va detto che si è comportato nei due casi da politico onesto per non scendere a compromessi. Per anni si è esaminato il suo personaggio per diritto e per traverso, per conoscere se non sia stato autentico nelle due fazioni. La sua vicenda personale obbedisce ai canoni di tanti italiani. Si è trovato sul gobbo, da ragazzo, il Fascio; quel regime allora non chiedeva nessuna particolare devozione e si contentava di adottare qualche esteriorità. Tipi come Ingrao, addobbato di buoni studi, dettero la loro adesione. Non agì in base a criteri di opportunità. Se non si fosse intrugliato nel Guf sarebbe stato, probabilmente, un indocile perdigiorno; obbedì, invece, come tanti della sua generazione, spinto dall’idealismo. Per uscirne non attese il tempo massimo. Ricordiamo il suo iter soltanto perché questa esperienza dura lo ha portato a diventare un esempio anche nel Pci. A molti compagni più autorevoli non piaceva il suo andamento autonomo e il suo contegno al di sopra delle parti. Per isolarlo, i berlingueriani lo fecero promuovere presidente della Camera; in fondo per metterlo a tacere, visto che nel partito non gli andava di starsene riservato. Alla conversione al comunismo ha saputo dare il sapore di un caso facendo sorgere dubbi e consensi, motivi di irritazione; non voleva sottomettere il suo patrimonio di intelligenza ai dogmi; per svegliare la sua mente sulla realtà del comunismo sovietico sono bastate le cannonate di Budapest. Quelli furono per lui momenti drammatici, voleva che il partito rivendicasse una indipendenza da Mosca. Gli altri, che approvarono l’invasione sovietica dell’Ungheria, non mostrarono alcuna inquietudine, mentre Ingrao assumeva posizioni che nel partito fecero scalpore. Prese le distanze dal gruppo dirigente cercando di scavare un solco ideologico tra sé e la segreteria. Non passava settimana senza che qualcuno, in via delle Botteghe Oscure, si inalberasse contro il presidente della Camera. Cosa temevano da Ingrao i boss del Pci? A questo interrogativo la risposta venne con l’invasione di Praga.
Maurizio Liverani