di Maurizio Liverani
Il momento del dubbio e della diffidenza non ha chiuso ancora del tutto i battenti. Quanta zavorra comunista c’è ancora nel Pd? C’è chi non si lascia sfuggire l’occasione impareggiabile per illuminare gli italiani che il comunismo “evangelico” è stato sempre in costante espansione. Basta guardare “Porta a porta”, benevola con democristiani e falce e martello; la devozione è stata per molti anni equamente condivisa. La connaturata antidemocrazia dei politici italiani pretende la passività nei loro confronti. Oggi nella grande stampa non c’è nessuno capace di denunciare questa passività che ha concentrato il potere politico nel partito egemone. Le voci dissonanti gridino pure; la dittatura non dà loro ascolto perché le considera superflue. Con un’astuta imposizione gli attuali satrapi hanno tutte le poltrone che contano; agli altri hanno lasciato qualche vociferante strapuntino. Sono trattati come scimmie dispettose cui è concesso di marezzare di qualche colpa il potere. Il cattolicesimo è una religione di “valets”, dicevano i libertini del seicento, una religione di domestici che predicano ma scelgono sempre l’obbedienza. Una religione di domestici si concilia perfettamente con la Chiesa di sinistra che lavora con tutti i mezzi per mettere in piedi una milizia di laici piddì-positivi. Per tenere sotto controllo un’opposizione (già di per sé debole) e dominare l’educazione e anche l’intrattenimento. E la conseguenza è una vera e propria “presa di potere”. Gli aspiranti alle poltrone, a questo punto, nei loro alterchi possono darsi, senza destare scandalo, del fascista. Chi è contagiato da Pier Luigi Bersani viene sostituito da un oppositore che milita nello stesso partito. Tra tanti leprottini dell’informazione e del dibattito televisivo, Bruno Vespa è prono ai potenti; e per questa sua inclinazione sinistreggia, con garbo, e, a mesi alterni, berlusconeggia. Alla inamovibile Lucia Annunziata è concesso, con qualche riserva, di sintonizzarsi con la guida, naturalmente illuminata, del Pd. Nell’organigramma dei telegiornalisti ci sono figure di provenienza “bombarola”. Santoro sembrava passato nel cestone delle personalità facilmente revocabili senza scandalo. C’eravamo sbagliati. Non unisce questi personaggi un pensiero politico, un’alta concezione del governare, bensì una versione aggiornata del conformismo.
Maurizio Liverani