di MAURIZIO LIVERANI
Un commentatore illustre ha fatto una risoluta condanna di tutte quelle forze, partiti, magistratura, sindacati responsabili, per inerzia e pressapochismo, di questa miseranda qualità della vita che gli italiani conoscono. Un commento che sembra annunciare una mobilitazione non più sotto il segno rassicurante della “non violenza”; non chiede spargimento di sangue, ma certamente un’azione radicale che non lasci tranquilla la coriacea intolleranza restaurata nel Paese da chi lo guida e lo amministra. La situazione è così drammatica che nessuno avrà il coraggio di rivolgergli il rimprovero di rilanciare vecchie accuse come se “vecchio” fosse sinonimo di sorpassato. Non è forse questa la tragedia che vive l’Italia? Che il presente sia la fotocopia, peggiorata, del passato? L’italiano ha la sensazione terrificante che soltanto il Paese “reale” debba pagare. Le frontiere della soggezione ai potenti sono da tempo cadute. Marco Pannella predicava l’azione “non violenta” per giungere, verso la fine della sua vita, ad affermare che l’azione “non violenta” gandhiana non basta più contro un potere che esercita una violenza spietata in tutti i campi della vita. Era questa la grande novità annunciata da Pannella: la disobbedienza civile è finita, è passata alla storia. Ma non si possono più ripetere, oggi, esperienze che hanno esaurito la loro funzione. Pannella ha sempre portato in sé qualche segno di superiorità. Questa superiorità nasceva dal libero gioco del suo pensiero, scelta che ha pagato a duro prezzo: con una “fucilazione” in tempo di tregua equivalente a censura di Stato preventiva, subdola e occulta. Quella che si è instaurata in Italia nasce da una mentalità autoritaria; l’elettore, il lettore e il telespettatore non possono giudicare da loro stessi gli argomenti di un politico, ma sono indotti ad allontanarsene come ci si allontana dal male. Pannella era un liberale ed è stato trattato come una “vecchia volpe” della politica alla quale riesce difficile dar fiducia. Va ricordato che un comunista da poco in odore di libertà soltanto per ragioni di opportunismo – predone di tutti gli ismi pur di conservare il potere – voleva impedire che le idee di Pannella arrivassero al pubblico. Una “censura in senso lato” che impera in Italia e che, oggi, al propagarsi delle azioni malavitose in tutti i campi, non può più riproporsi come testimonia l’articolo del saggio opinionista.MAURIZIO LIVERANI