FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI
UN REBUS SENZA SOLUZIONI
Il presidente della Repubblica sembra il fantasma di un sovrano che visiti le rovine di quello che poteva essere un paese unito. Vivo Palmiro Togliatti non avremmo mai avuto un capo dello Stato di estrazione partitica per una ragione molto semplice: sarebbe stato l’immagine di una parte degli italiani e non di un’intera nazione. Il Migliore non avrebbe veduto volentieri sul Colle un comunista come Giorgio Napolitano e nemmeno un democristiano come Sergio Mattarella. Nel Palazzo dei personaggi carismatici, il Quirinale, cercava di imporre tipi impersonali; un “agnello pasquale” o un vecchietto “emotivo” che finiva in sé stesso. Poteva transigere su un “agnello pasquale”, docile, arrendevole, obbediente come Sandro Pertini o Giovanni Leone, un simpatico napoletano che faceva le corna dietro la schiena mentre era acclamato da troppi poveracci. Mattarella è stato indicato da Matteo Renzi e piace a destra e a sinistra; “utile” e insostituibile suonatore della sola politica che si possa fare in Italia. L’uomo del Colle potrebbe, se volesse, scegliere il nuovo capo del governo; non lo fa per ragioni “misteriose”.
Più della metà degli italiani non si riconosce in una vita politica intrisa soltanto di pochezza che spinge i cittadini ad astenersi. E’ questa la nuova “uscita di sicurezza” di siloniana memoria. Quelli che predicano l’impegno debbono preoccuparsi seriamente perché l’individuo ha voltato le spalle al “pubblico” per rintanarsi nel privato. L’odore dei politici, senza “turarsi il naso”, induce il Paese al “non voto”. I numerosi “no”, come dimostrano i recenti sondaggi, nascono da una ragionata deplorazione che “frutta” agli italiani “lacrime e sangue”. L’errore è commesso; troppo tardi arriva il pentimento.
MAURIZIO LIVERANI