di Maurizio Liverani
Irridendo le varie ideologie è, però, ancora lontana la prospettiva di quella collaborazione tra più Stati che per secoli si sono fatti la guerra. Non avendo ancora ben assimilato il “nuovo” – non ne sanno quasi nulla neppure quelli cui ci lavorano – l’informazione continua a civettare con la catastrofe dando modo ai “pilastri” della società di ergersi, come prima, a educatori invitando le masse sempre più irrequiete a stringersi in un caldo abbraccio. La nostra televisione, con le sue trasmissioni come “Ballarò”, continua a suscitare indignazione in dibattiti truccati per fornire stimoli alla carta stampata del giorno dopo. La notizia che al bravissimo giornalista Nicola Porro (nella foto) è stato tolto “Virus” ha istigato commenti che l’autorevole conduttore sembra non desiderare. Perché la regola è questa: dobbiamo denunciare che viviamo nell’imminenza di una “succosa” fine che lo spettatore non desidera ma che, come lettore, deve essere trascinato attraverso ben costruite simulazioni nel gioco consueto: dagli al nemico. Con questa apparenza la politica resta sempre una spugna che assorbe ogni aspetto della vita. Il nuovo grande apparato non aveva previsto che tanti cittadini, incerti se quello che vedono e sentono sia una trappola ben preparata sui grandi temi enfatizzati dai mass media, scelgono la via più breve. Intanto “addolciscono” la propria vita non lasciandosi, per esempio, più attrarre dall’ideale della famiglia. L’Italia in piccolo ricorda la Cina; la natalità decresce a ritmi vertiginosi e i matrimoni lasciano il passo alle convivenze. Gli italiani non ascoltano i consigli della stampa e della televisione sostituendo il proprio intuito agli isterismi mediatici. Si dovrebbe concludere che il problema è irrisolvibile. La leggenda che gli italiani obbediscano alla Chiesa e ai partiti ha portato a questo risveglio, diventando capovolgitori del conformismo che impazza nell’informazione. Si deduce che il grande scandalo non sono i fatti, bensì la configurazione forzata delle notizie; la loro presa in ostaggio per mistificarle. Tutti i media vivono nell’isteria del virtuale; falsano la realtà. Sopravvive la speranza messianica – per Giovanni XXIII si trattava dell’Apocalisse – che ci dovrebbe dare un futuro migliore. Il premier per durare più a lungo – visto che la ripresa c’è ma è stentata – muove le pedine dando il benservito, per esempio, a Porro il quale è tranquillo perché sa di essere, in questo gioco, una pedina in “avanzamento”. Al suo posto salirà in sella un altro favorito nel nome del “popolo sovrano”. La scacchiera di Matteo Renzi ha un carattere estroso, contribuisce a tenerlo a galla e gli conferisce il buonumore. Si è creata una situazione nella quale è riuscito a incagliarsi anche Silvio Berlusconi.
Maurizio Liverani