UNA RIVELAZIONE CLAMOROSA

FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI 

UNA RIVELAZIONE CLAMOROSA
Si torna a parlare di Aldo Moro. Regoliamo gli orologi. L’automatismo del dubbio scatta sempre quando i giornali tornano a occuparsi del più discusso esponente della Dc. “La prigione di Moro? Lo Stato non ha voluto trovarla”. Questa frase è del craxiano Rino Formica intervistato da Walter Veltroni sul “Corriere della Sera”. Di questo evento clamoroso si è cercato di ingarbugliare le acque affinché non venisse sospettato alcun “eminente” della Democrazia cristiana. L’unico commento fu che Romano Prodi “evoca i morti con il pendolino”; frase pronunciata da Giulio Andreotti e che è riecheggiata più volte a proposito delle ricerche fatte nei giorni della scomparsa del presidente della Dc. Andreotti aggiunse: “mi piacerebbe averlo (il pendolino, ndr) per evocare Sturzo e farmi dare una quaterna”. Il pendolino si ricollega a un fatto ancora avvolto nel mistero. Il 2 aprile 1978 nel corso di una seduta spiritica, Prodi, evocato lo spirito del rapito, fissò questo oggetto medianico su una cittadina che sorge sul lago di Bolsena: Gradoli. Le indagini furono indirizzate sul lago e sulla cittadina, messa a soqquadro dagli investigatori senza risultati. Il vezzo dei politici è sempre stato quello di farsi guerra con allusioni pesanti. Dopo che il cadavere di Moro fu trovato, si scoprì che il parlamentare era stato rinchiuso a Roma in via Gradoli e che alcuni appartamenti dello stabile erano stati occupati, durante il periodo della prigionia, da agenti del Sisde. L’uscita di Andreotti rientrava nel novero delle sue gaffe, oppure intendeva gettare una luce di sospetto su Prodi? Veltroni chiarirà questo interrogativo?
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L’oppositore moderno è un torturatore della libertà.
La destra, con i suoi “zuavi”, galleggia nella politica richiamandosi sempre al Cavaliere senza darsi una bussola ideologica.
Con il centrosinistra è cresciuta la disistima per la politica; dopo le ultime elezioni sta aumentando quella per la vita nel suo insieme.
In questo marasma c’è chi condanna i moti lapidari del fascismo, rassegnandosi ad ammettere che l’antifascismo non va più.
Il fondatore dei fasci di combattimento resterebbe ancora nella testa degli italiani incerti se approvarlo o no. Se la democrazia, in questi anni, non avesse rinnovato, ripetutamente, le ben note cilecche questo rimpianto non sopravviverebbe.
La gente velleitaria crede appassionatamente alle idee che non ha.
Mentre le nostre idee restano più confuse, la pubblicità non ha incertezze: marcia sicura infischiandosene della cultura.
MAURIZIO LIVERANI
(Aforismi dai libri “SORDI RACCONTA ALBERTO”, “IL REGISTA RISCHIA IL POSTO”, “AFORISMI SOSPETTI” e “LASSU’ SULLE MONTAGNE CON IL PRINCIPE DI GALLES” di Maurizio Liverani)