di Maurizio Liverani
Sempre pronto a trincerarsi nei timori di una virtù uggiosa, il cardinal Bagnasco ha snocciolato il suo rosario contro le unioni civili. Conferma che nell’alleanza Stato e Chiesa c’è un istinto di morte, cioè si va avanti in termini negativi piuttosto velocemente. Se non muove una sua critica anche al Papa in carica, il cardinale appare come una di quelle cose inanimate di cui parla Theodore Rousseau: “Fanno pensare, ma non pensano”. Il Vicario di Cristo si crede preda di un Dio interiore capace di partorire idee e programmi. In queste giornate, con il Giubileo in corso, implora i cardinali a rinunciare ai poteri terreni; li invita a devolvere le loro ricchezze a chi vive di stenti. Si direbbe che la Chiesa voglia uscire dal suo lungo periodo letargico. L’esortazione del Papa trova consensi ma c’è un aumento di sospetti sui rapporti tra lui e i porporati che hanno una naturale disposizione a vivere negli agi. Gli inviti ad andare verso il popolo rimangono, quindi, nella sfera illusoria di un mutamento. I primi “gong” del Giubileo sono questi; si spera ce ne siano altri di ben altro livello e riconcilino i fedeli con il Vaticano. I cardinali si impegnano, a parole, a essere guide morali per il mondo intero perché anche la massa dei credenti li vede affetti da una sorta di anestesia totale e continuano a rimpiangere il bel tempo andato quando queste sacre esortazioni non avevano niente di “giubilesco”. Il Giubileo è stato indetto per diventare un punto di partenza per un’epoca in cui i valori tanto decantati acquistino una vera consistenza. Gli amministratori della Capitale sono stati sinora come tutti i reggitori delle municipalità, in pedanteria, in astrattezza e, per rendere compiuta la nostra noia, hanno sempre esagerato nella pachidermica affettazione di ottimismo. Quest’anno sono venuti a galla, proprio in concomitanza con il Giubileo, saccheggi di ogni tipo. Al peggio non c’è mai fine. La lezione che ci attendiamo dalle prossime guide della città è la nascita di una nuova moralità.
Maurizio Liverani