“VA” IL PRESSAPOCHISMO LIBERALE

FATEMELO DIRE
di 

“VA” IL PRESSAPOCHISMO LIBERALE

Nel calderone si spacciano per liberali personaggi simili a certi nevrastenici i quali, fingendosi appunto liberali, dovrebbero restarlo per sempre. La selezione naturale tra i veri liberali avviene, ed è avvenuta, attraverso gli scritti e il video. E al momento di decidersi, il manovratore di Forza Italia si è accorto, anzi, si sta accorgendo che il vero, unico liberale è lui. Gli altri, tra autentici e simulatori, hanno ingigantito piccoli meriti, ma nel tempo hanno manifestato soltanto di essere delle comparse pronte a tutti gli usi. La destra con questi zuavi galleggia nella politica richiamandosi ai grandi nomi del liberalismo, senza mai darsi una bussola ideologica. E’ stato facile per la stampa, quasi tutta “neutra”, mettere in crisi una formazione che si era affermata esclusivamente per merito dell’uomo di Arcore. Chi tifa per lui gli rimprovera una magagna: di essersi circondato di ex di ogni provenienza, lasciando ai margini i veri liberali. L’elettore più avveduto, nato e cresciuto nel liberalismo, ha un solo leader. Una situazione che desta meraviglia soprattutto nella sinistra che avrebbe bisogno, nel suo “furbastrismo”, di un cospicuo elettorato di destra liberale affinché non si realizzi un’autentica destra liberale. Si avverte la mancanza di una guida risoluta che da sola eviti i facsimili e i trasformisti, cioè gente che, accanto a impulsi appassionati, ha sempre pronta la particella antidemocratica. “Natura facit saltus”, è così definito il balzo che, rimanendo sospeso, mostra di voler andare a destra ma non si fida dell’autenticità dei politici i quali, dopo aver contribuito con l’astensionismo e la mistificazione a degradare la democrazia, danno la sensazione che essa sia sempre più esposta al crollo finale. Sono di destra quelle personalità che si avvolgono in una nebbiolina che impedisce di definirne, al momento giusto, le scelte. Pur animati da nobili intenti, a personaggi come questi riesce difficile  inserirsi nel “glomerulo” partitico da quando l’elettorato ha compreso che per entrare nell’etica politica è indispensabile l’indizio di reato che conferisce, anche a una nullità, perspicacia. Questo spiega il mito dello “scheletro nell’armadio”, usato ed enfatizzato con prontezza nel nutrito drappello dei furbastri.
 
 MAURIZIO LIVERANI