VADA AL MASSIMO

di Maurizio Liverani

Siamo in attesa dell’apparizione negli show politici dei fendenti, della baldanza da guascone di Massimo Cacciari. Alla noia l’ex sindaco di Venezia è geneticamente predisposto; avvicinandosi le elezioni comunali si ricorda che per Schopenhauer, suo ispiratore filosofico, barba e barbarie sono sinonimi. Dietro quella folta barba -”innocuo nereggiar de’ cari aspetti” direbbe Leopardi – Cacciari ha sempre preparato i suoi interventi tanto clamorosi che si è cercato persino di negargli il video. Sul piccolo schermo sembra una mitraglia infuriata; dirige i suoi rimproveri contro amici e nemici. Sembra pensare: le persone contro cui dirigo i miei aculei se li meritano senza che io abbia bisogno di motivarli. Ha la civetteria di intridere nella polemica il dialetto veneziano; è facile per lui giostrare con le lance della polemica con espressioni come: “Brunetta va zo per li calcagni”. Esperto filosofo, pensa sia meglio, nelle zuffe politiche, esprimersi con lo scherno. Silvio Berlusconi, che un tempo avrebbe voluto affidargli il ministero della Cultura, si persuase che la barba è il simbolo tetro della religione di sinistra. Satana mette al collo di Adamo il collare della maledizione, la barba. Pur di non tagliarsi la folta lanuggine da patriarca, Cacciari è diventato un gran lanzichenecco della rissa politica. L’irritazione lo fa andare in escandescenze. E’ un veneziano cui manca socievolezza in confronto alla capacitĂ  dei suoi concittadini a destreggiarsi nel mondo della politica. Nelle riunioni televisive crea subito un’atmosfera di gelo; Roma, con i suoi politici, gli è spiacevolissima. Irsuto nelle espressioni, incarna il modello del polemista incollerito; non si intona al momento politico pur pullulante di facinorosi. Quando si espone in vetrina sembra che appartenga alla schiatta dei nichilisti; tra questi ci sono gli infelici e quelli pieni di humour. Cacciari trova sempre posizioni fuori dell’ordinario; non vuole apparire uscito dalla cesta degli avanzi del marxismo. Il Pd non lo ama perchĂ© non è devoto ad alcuno dei suoi capi. E’ un uomo di grande intelligenza e per uno strano garbuglio fisiologico l’accento incollerito lo rende ancor piĂą acuto. E’ un caratteraccio che sarebbe molto utile alla societĂ  e alla politica tutta. E’ duro per un gran polemista diventare pantofolaio.

Maurizio Liverani