VADEMECUM DEL CANDIDATO

di Maurizio Liverani

Sospinta dalla religione l’umanità ha accettato di conferirsi un’anima e, soprattutto in occidente, di dividere l’anima anche in due categorie politiche: destra e sinistra. Come nel gioco del calcio, gli umani, per regolare la loro vita servendosi di quella che chiamiamo politica, si sono suddivisi in destra e sinistra. Più si nutrono dubbi su questa dicotomia, più quelli che vivono e si impancano a giudici la tengono in vita, traendone lustro e guadagno. Oggi che il prestigio della politica si è  molto attenuato, gli umani fanno di tutto per mantenere saldo questo “sollazzo”. Ogni volta che si avvicinano le elezioni c’è chi analizza il sogghigno del volto di chi concorre alla gara e ne analizza con particolare attenzione la fedina penale. Non si è riusciti, per anni, a tenere nascosti i dati che questa contiene. La novità è che tutti dovranno attenersi a un “vademecum” per la selezione composto da otto titoli: radicamento, competenze, esperienza politica, finanziamento, legalità, conflitto d’interessi, informazione, rendiconto. Qualche “perfido” vorrebbe aggiungere: tratti somatici, cioè la faccia. Il volto è lo specchio dell’anima; l’esame è a vasto raggio. Per esempio Stefano Fascina (foto), se fosse candidato, avrebbe, in base ai contributi che assommano a duemila euro (raccolti a una festa), scarse possibilità di successo. Francesco Storace, candidato sindaco della destra, non ha molto da rallegrarsi con le risorse raccolte. Il piddino Roberto Giachetti fa sapere che intende spendere molto meno rispetto al tetto di trentamila euro fissato dal partito. Il candidato verde Gianfranco Mascia pensa di raccogliere diecimila euro dai sostenitori e non vuole andare oltre. Tutti tendono a darsi una valutazione non elevata, convinti di possedere una fascinazione elettorale che li renderà irresistibili agli occhi dei votanti. Alfio Marchini si presenta da solitario perché con il suo nome gode un certo prestigio su un ampio elettorato romano. Ben conoscendo a quale sorte sono andati incontro chi, come Rutelli e Veltroni, hanno suonato lo strumento della vanità a volume sempre più alto, Marchini fa scorrazzare sulla bocca poche parole, rivelando astuzia ed esperienza. C’è chi intona i programmi con un’aria vuota che tradisce la subordinazione all’incompetenza. Per riempire le lacune, alcuni di questi aspiranti leader si ricordano di essere custodi dei supremi valori del marxismo che resta ancora il prezzemolo della salsa ideologica della sinistra. Basta ciò per esonerarli da ogni attenzione; ricorrono a questo trucco, sordi al richiamo proveniente dal partito a non servirsi delle solite formule prive ormai di presa sulla realtà.

Maurizio Liverani