FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI
VERITA’ ALLO SBANDO
“Molto rumore per tutto”, fu il commento di Ennio Flaiano all’ultimo Giubileo cui assistette. Mino Maccari, con l’aria un po’ contrariata, l’apostrofò: “L’oppio, caro Ennio, è ormai la religione dei popoli”.
Le reminiscenze scolastiche servono a qualcosa. Nell’”Orlando furioso” Ludovico Ariosto scrive: “Le antiche e le moderne storie sono piene che il ben va dietro al male e il male al bene”. E’ il senso che hanno le guerre contemporanee: nessuno è, in ultima analisi, vincitore. Hitler è scomparso; ma, sorpresa!, il sistema che lo ha prodotto si è già assolto.
Nel disegnare personaggi come Craxi, Andreotti, Pertini, Paolo VI, divenuto beato nonostante fosse designato come Amleto VI per la sua incerta fede, il caricaturista si poteva ispirare alla crudeltà del segno di Grosz che aveva sottomano figure di forte personalità. L’ironia finisce, a volte, per giovare al potere perché affetta un distinguo che nasconde un sostanziale conformismo dei vignettisti, dei caricaturisti, degli sbeffeggiatori.
Beppe Grillo si è voluto distinguere alla maniera di un sobillatore di stadio. Soltanto in una puntata di “Porta a Porta” aveva dato la sensazione di essere pacato, ma con poche capacità e doti politiche. Mentre Luigi Di Maio tenta di essere l’incarnazione della positività, Grillo è quello della negatività.
A Max Gallo, in una intervista sull’”Express”, Leonardo Sciascia confidò che il “compromesso storico associa due tradizioni non liberali: la cattolica e la comunista. Io contesto l’una e l’altra e, naturalmente, la somma delle due”. Qualche mese prima dell’intervista, Aldo Moro era stato ucciso. Gallo chiese a Sciascia: “Perché?”; l’autore dell”Affaire Moro” così rispose: “Moro aveva una personalità complessa, si comportava, con i comunisti, come Kutuzov con Napoleone. Voleva spalancare ai comunisti ampi spazi perché questi vi si perdessero”.
MAURIZIO LIVERANI