IL VERO COMICO SI ASTIENE

di Maurizio Liverani

Aver voluto imporre una sorta di servilismo ideologico ai comici ha finito per stancare. Si avverte, per il momento in forma blanda, una rinascita della comicità del fronte opposto. La cosiddetta destra non c’entra niente; si delinea una comicità che, per non essere demoralizzante ed essendo incapace di essere semplice intrattenimento, è più disposta a prendersi gioco, con gag e battute, proprio del partito che l’ha maggiormente alimentata. La vera comicità disponeva al divertimento lasciando una scia di inquietudine. La punta di fuoco dei favori è stata, anni fa, “Il mostro” di Roberto Benigni che l’organo di An sostenne essere di destra, sforzandosi di dimostrare come i tempi fossero cambiati e che il campionissimo degli incassi, farsescamente, sottotraccia inscenava una comicità non di sinistra. Va detto che nel vocabolario del vero critico questa suddivisione non dovrebbe esistere; destra e sinistra sono ugualmente fonte di risate. Se questa incertezza avesse continuato a prendere piede si sarebbe dovuto dedurre che la “Cernobyl” comica dei partiti non c’era mai stata. Sostenere che un film “è di sinistra” e dire che, al contrario, “è di destra” era la dimostrazione di come la politica volesse essere umile ancella del divertimento affrancandosi da ogni condizionamento ideologico. Per questa ragione il comico Maurizio Crozza è declinato rapidamente; nessuno lo ha messo alla porta: ha semplicemente rivendicato la sua libertà di far ridere. Pretesa facilmente accordabile perché il politico italiano è il più esposto ai frizzi e ai lazzi provenienti da varie parti, “mi lodano a destra e a sinistra”. Il maledetto toscano Benigni agli inizi presentò un nuovo modo di giocare al rialzo alla borsa degli incassi. Il simpatico attore ha trangugiato meglio di tanti altri il nocciolo del nostro tempo; nel cinema si agisce da affaristi purché si strappino risate da ogni parte. Per questa mistura di affarismo e di idealismo, il comico irradia attorno alla propria persona quell’odore di indipendenza che si trova nei grandi magazzini dove ci si illude di essere liberi di scegliere, mentre si è scelti. La comicità è un passatempo; c’è chi orienta certe trovate a sinistra, subito dopo ricambiate da una trovata di destra. La distinzione destra e sinistra non ce la inserisce lui, ma la intravvede soltanto lo spettatore interessato. Contendersi politicamente un comico è indice di ingenuità. A sinistra si è ancora legati alla vecchia filosofia del “come se” la nostra comicità sia superiore a quella della destra. Al dizionario dell’arguzia antepongono il prontuario degli insulti. La comicità diventa rampogna e ci riporta all’”odiosa” politica. Le apostrofi apocalittiche e schierate rientrano nell’ambito della propaganda. Sopperisce alla mancanza di talento; il pubblico se ne accorge immediatamente. Il vero comico deve portare sulla scena il divertimento e anche l’eleganza; astrarsi dall’impegno, ormai divenuto una “parolaccia”.

Maurizio Liverani

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