VINCITORI SENZA VERGOGNA
di MAURIZIO LIVERANI
La magistratura, consciamente o inconsciamente, è in grado, tra un rinvio a giudizio e l’altro, di accomunare gruppi apparentemente in antitesi, protesi verso un fine identico.
Un “sisma” giudiziario si ripete con troppa frequenza qui da noi; la condanna precede la sentenza.
Molti magistrati hanno la statura di un leader, a volte un po’ troppo dirompente al punto di nuocere alla fazione che vorrebbe far prevalere.
L’automatismo del dubbio scatta sempre quando le cronache ingigantiscono le vicende giudiziarie.
Il “giustizialismo” è geneticamente “non politico”, nel senso che non può associarsi, né è associabile, ad alcun partito perché, facendolo, verrebbe meno alla sua natura.
Non tutto il rosario dell’antiberlusconismo utilizzato dalla magistratura si è esaurito.
Soltanto chi è affetto dalla completa anestesia delle facoltà intellettive può non capire il sottinteso di queste giostre giudiziarie.
Mentre le nostre idee restano più confuse, la pubblicità non ha incertezze: marcia sicura infischiandosene della cultura.
L’occidente non si è ancora convinto che le ideologie sono fallite anche come surrogato della fede.
Ora che non hanno più una ideologia, gli ex di destra e di sinistra hanno, naturalmente, soltanto ambizioni.
Di contestazione in contestazione si è arrivati alla contestazione della contestazione a vantaggio di ogni forma di libertà individuale e collettiva.
Per diventare popolare nel suo partito, un eletto deve puntare sempre in alto e porsi in contrasto.
Nelle “Istorie fiorentine” Niccolò Machiavelli scrive: “Coloro che vincono, in qualunque modo vincano, mai non portano vergogna”.
MAURIZIO LIVERANI
(Aforismi dai libri “SORDI RACCONTA ALBERTO”, “IL REGISTA RISCHIA IL POSTO”, “AFORISMI SOSPETTI” e “LASSU’ SULLE MONTAGNE CON IL PRINCIPE DI GALLES” di Maurizio Liverani)