VIVA LE TAGLIE FORTI

di Maurizio Liverani

In un Paese come il nostro che politicamente è, oggi, una comunitĂ  di larve pietrificate a che serve cercare di apparire pregni di avvenire, guizzanti, attivi? Tutti prendono le distanze dal Pd che si è auto-rottamato. Walter Veltroni ha ricordato che, se gli avessero dato ascolto, avremmo come presidente della Repubblica Romano Prodi; un’offesa ingiusta a Sergio Mattarella. Il “Corriere della Sera” scrive che è finita una utopia. E’ ormai chiaro che l’Italia gode, soprattutto in politica e anche in religione, di una sorta di maledizione: tutto è tutto un immenso ciclo di fallimenti. Tutto riesce bene soltanto nelle sciagure e persino nelle catastrofi. I trionfi politici preludono a sconfitte. Quando qualcuno vuole affermarsi, a far fare un balzo in avanti, una fatalitĂ  esterna spezza il suo slancio. E’ quanto è accaduto a Matteo Renzi che aveva recuperato al suo partito voti che si erano eclissati. A Romano Prodi non è stato negato nulla: sia la beffa che il ridicolo. Il simpatico bolognese sognava l’Ulivo come albero maestro della nave Italia. Voleva esportarlo nel mondo, persino negli Stati Uniti, insieme alla mafia e alla moda made in Italy. Per liberarci dall’onta di essere una collettivitĂ  di vinti si illudeva di proporre all’Europa un contributo nuovo. Ma il nostro è un Paese che discende dal corpo del cattocomunismo e da orde di incapaci. Questa stessa plebaglia che ha votato Pd ha esposto i suoi capi a una cocente mortificazione; adesso anche Veltroni, D’Alema, Bersani arrossiscono all’idea di essere gli eredi dell’Ulivo. La certezza dell’inutilitĂ  spetta ancora in dote a Massimo D’Alema: è questo un bene che i piddini hanno conquistato in anni di sottogoverno. Nonostante i fallimenti, D’Alema fa sfoggio di ribalderia pur essendo un “ben vestito” aborto ideologico. Il tempo dirĂ , forse, che stiamo sbagliandoci; che sotto quei baffetti si cela un astuto Machiavelli, un eraclide del “mondo nuovo”. Per l’oggi appare un deluso, un amareggiato. Va ripetuto che tra la sventura e la megalomania c’è piĂą di una relazione. A inebriarsi della sua caduta non c’è soltanto Renzi, che viveva sulle ali dell’ottimismo e dell’entusiasmo; non avrĂ , però, piĂą la vetrina del governo pur avendo riportato nel partito una moltitudine di delusi. Nel vivaio dei pettegolezzi si mormora che Michele Emiliano intenderebbe prendere il suo posto; il governo ha bisogno, secondo lui, di “taglie forti”.

Maurizio Liverani