VULCANICO NULLA

di Maurizio Liverani

Un tempo gli italiani, leggendo il proprio giornale, si accostavano agli avvenimenti storici, alle notizie presenti convinti che fossero il suo mondo. Oggi sono così delusi al punto che, prendendo per autentica una notizia politica, si avvedono subito di essere dei “grulli” (definizione di Ugo Ojetti). La sera, la televisione manda a letto lo spettatore abbastanza rassicurato su posizioni ideologiche ineccepibili; al mattino il suo quotidiano gli dimostra che sono false ed erronee. Non sono i giornali a mentire, bensì i partiti. Questo genera uno stato di inquietudine. Gli uomini politici conducono un loro gioco, “vizio” del regime parlamentare, per cui nell’arco di una giornata riescono a creare un clima di faciloneria che poi, a una certa distanza, è completamente capovolto. Un nuovo inizio, come in un pallottoliere, sballottato da altri avvenimenti, in un crepitio di accuse tra i partiti e i loro giornali, dimostra come lo spirito della divisione soffi imperterrito. I lettori più avveduti rimproverano ai giornali, che riportano quanto producono i partiti, di non avere più idee. Perché dovremmo averle noi? Per chi? Di questo passo tutto si degrada. Lo scoraggiamento esorta alcuni vegliardi a ricorrere alla “eutanasia”, magari già pensando a una cremazione istantanea al posto dei funerali. E’ nata l’idea della “cremazione di Stato” per i vecchietti e l’esortazione al suicidio per i giovani disoccupati con al celebre frase: “Muore giovane chi è al cielo caro”. Un altra citazione torna alla mente, pensando a certi provvedimenti della ministra della Sanità: “Capisco la mano del lebbroso, ma non ammetto la stretta di mano del cretino”. Più in là, sempre appostata al varco di ogni occasione, pur di elemosinare un soldino di notorietà, la sindaca di Roma Virginia Raggi rientra nella shakesperiana definizione: “Le zucche vuote fanno più rumore”. La sua flagrante nullità è sempre urlata dalla grande stampa. Tutti i sindaci della Capitale sanno come si stornano le sovvenzioni, come si “pesca” nelle casse pubbliche. I primi a prendere i malvessatori con le mani nel sacco sono stati Panfilo Gentile (lo abbiamo ripetuto più volte) con “Democrazia mafiosa” ed Ernesto Rossi con “Scandalusia”. Le altre municipalità d’Italia non sono proprio un bell’esempio di buona salute; la furbizia prevale sull’intelligenza e sul disinteresse. La sindaca di Torino Chiara  Appendino non fa eccezione; sembra entrata nella “stanza dei bottoni” chiamata giustamente la “stanza dei bottini”. La Lega pensa ad allearsi con i grillini senza riflettere su questi fatti. Parlare di ruberie di Stato è come parlare della meteorologia a ogni temporale. Per dirla con papa Woitjla (in un momento di sbadatezza?): “Chi vivrà, vedrà!”; avrebbe dovuto dire l’allora amato papa, per coerenza: “Chi morirà, saprà!”.

Maurizio Liverani