di Maurizio Liverani
In campo letterario la buona pubblicità serve raramente la buona merce. Anche quest’anno si è avuta la conferma che l’Italia sia mediocre lettrice di libri. Scrittorelli per far botto cercano di inserirsi nella cronaca con scritti che ambiscano a diventare un avvenimento di cui si parli come di un incendio o di un omicidio. Come all’aprirsi di una crisi di governo i competenti di politica parlano con precisione della rosa dei nomi tra i quali sarà scelto il designato a fare il ministero, così a Pasqua, e talvolta alla Candelora, i competenti di politica letteraria sapranno dirvi quale saranno i nomi degli autori e i titoli dei libri che si spartiranno i premi letterari. Le lunghe liste servono a far sorridere l’esperto dei premi. Sa che si tratta di una semplice formalità, un contentino per molta brava gente. L’essere nominato è già qualcosa. Ma all’esperto della politica dei premi non è facile farla; è difficile nell’ambiente letterario romano sottrarsi ai pettegolezzi. L’esperto dei premi ha subito capito che gli amici di tizio non puntano sullo Strega, ma sul Campiello, premio quasi altrettanto autorevole, ma più largamente dotato di finanziamenti. I premi servono soprattutto a far partecipare anche gli scrittori al processo di perequazione e di distribuzione della ricchezza che è uno dei cardini principali in una repubblica, come la nostra, fondata sulla raccomandazione e sull’intrallazzo. I critici ufficiali, che sono, per così dire, gli agenti deputati alla gloria letteraria, sono legati agli scrittori da una sorta di tacita intesa che consiste nel relegare nel limbo degli esclusi nuovi talenti, vale a dire gli scrittori che non appartengono ad alcuna chiesuola, che non si giovano di appoggi e di mafie letterarie. Esistono casi clamorosi di autori di libri di grande valore cui è sbarrata la strada nonostante gli elogi da parte della critica non asservita. Ne citiamo uno per tutti: il caso di Guido Morselli il quale ebbe il torto (si è suicidato) di alienarsi, negli anni ’70, l’appoggio della sinistra. In Inghilterra, dove i lettori sono calcolati in milioni, non esiste alcun premio letterario. Non è un mistero che l’Italia sia agli ultimi posti tra le nazioni in cui si legge meno.
Maurizio Liverani