di Maurizio Liverani
“I popoli più si conoscono e più si odiano” era la convinzione di Ennio Flaiano. Con la caduta del fascismo è nato l’odio tra i partiti, proprio tra quelli che hanno più similitudini; non passava giorno senza che qualche eminente politico si lasciasse sfuggire una frecciatina contro il collega dello stesso partito. Si è sempre andati avanti così. Gli italiani non erano affatto orgogliosi di appartenere a un unico corpo nazionale; la declamata unità d’Italia non ha minimamente scalfito l’imperturbabilità del veneto rispetto al calabrese. Di questo approdo disastroso gli italiani erano al corrente ma non gli davano grande peso. Siccome la formula prometteva grandi vantaggi, i fautori dell’unità si dichiaravano sempre più fieri. Alcuni pretesero particolari benemerenze per scavalcare l’esponente politico di una regione che aveva interessi opposti al suo. Al malumore si richiedeva il “zitti e mosca”; i brogli non erano ingigantiti come avviene oggi. Alcuni venivano messi sotto il segno dei valori morali. Chi mormorava rischiava di essere qualificato come un traditore o come chi vuol mettersi in salvo prima che la casa crolli. Il conformismo si promulgò come la spinta principale per fare carriera. Si ingaggiò la gara per accaparrarsi i posti migliori; chi veniva sospettato, immeritatamente, di qualche “sgarro” veniva lasciato cadere come un soldino da una tasca bucata anche dai suoi correligionari. Per anni gli organi di informazione non hanno dato alcun rilievo a tutti gli scandali che avvenivano e si disperdono alla maniera di quei fiumi misteriosi che a poco a poco si interrano e più nessuno vede. Più saliva Scandalusia, più la stampa affarista parlava in modo idealistico. Ai nostri giorni siamo arrivati a fornire qualche informazione, a segnalare qualche dubbio, a mettere in cattiva luce l’avversario, anche quello che appartiene alla stessa fazione. Se ne potrebbero elencare diversi di questi scandali; per esempio, nel campo letterario è ancora avvolta nel mistero la fine che si diede lo scrittore Guido Morselli, l’autore del “Comunista” e “Dissipazio HG”. Con l’illusione di avere egemonizzato il Paese, il partito “padrone” prova ad emendarsi di tante responsabilità ma il sistema, con l’apporto degli editori e della stampa, è tetragono a riformarsi. Il furioso poker per contendersi i premi letterari sta trovando una regolamentazione. L’arroganza dei padroni del vapore dell’editoria è persuasa che lo status quo resisterà, a danno dei nuovi scrittori.
Maurizio Liverani