IL BUFFET DEL CINICO

FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI

IL BUFFET DEL CINICO

Ricordo una trasmissione di alcuni anni fa, ospiti Susanna Agnelli e Giancarlo Pajetta, un comunista simpatico che sapeva dire pane al pane e vino al vino. Ci furono scampi di convenevoli. Il conduttore Gianni Bisiach si rivolgeva alla signora Agnelli  chiamandola contessa. Tanta deferenza dette sui nervi a Pajetta il quale se ne uscì con una frase che lasciò tutti di sasso: “Mi congratulo con la sua famiglia che si è ingigantita grazie alla prima guerra mondiale. Migliaia di morti, ma una bella industria”. Stizzita, la contessa replicò: “Quello che dice è di cattivo gusto. Lei manca di fair play”. Pajetta è sempre stato un indocile e oggi darebbe ragione a chi sostiene che la Fiat è stata “pagata” sette volte dallo Stato.

Il nuovo presidente degli Stati Uniti è stato scelto senza valutare la sua telegenia. John Kennedy e Bill Clinton più che per le virtù politiche sono stati enfatizzati dalle televisioni e dalle imprese sessuali. Joe Biden è un simpatico “vecchietto” di settantotto anni che si atteggia a capo prestigioso sforzandosi ad apparire gonfio, come un’ape, di avvenire. Ha fama di essere un uomo forte e deciso. Alcuni dicono che pretenda il culto della personalità.

Al nostro nulla semplificatore si contrappone, in Francia, un nulla annunciante, come sostiene Edgard Morin, un “prolifico e poliedrico futuro”. Il nostro Stato è, per alcuni, un vuoto simulacro; quando parla il presidente del Consiglio si ha la sensazione che faccia la pubblicità a un prodotto. Il nichilismo francese ha un tono apertamente laico-immanente. Sulla “fine”, sul vuoto, sul nulla nascono tutte le impalcature filosofiche. Da noi c’è chi nega la “fine”; l’umanità è condannata alla durata nella più piatta ripetitività.

La politica ci aveva promesso, all’ingresso nell’Unione europea, la mirra, l’oro e l’incenso di un grande avvenire. Oggi, la stessa ci invita a tirare un po’ la cinghia, non le cuoia. Siamo incoraggiati a nutrirci con la nutella della “credibilità” internazionale.
 
MAURIZIO LIVERANI